Il mercato dei servizi e prodotti tecnologici, in forte espansione nell’ultimo decennio, ha rappresentato per qualcuno il trampolino di lancio verso il mondo politico. Il passaggio da imprenditore o manager di un’azienda IT alle poltrone istituzionali, salvo alcuni casi, sembra rappresentare una trasformazione il più delle volte destinata a far tornare sui propri passi i suoi protagonisti. È successo da noi con l’approdo in politica datato 2004 di Renato Soru, ora di nuovo amministratore delegato Tiscali, e sta accadendo negli Stati Uniti con alcuni dei volti interessati dalle elezioni di metà mandato i cui risultati definitivi saranno disponibili nelle prossime ore.
Carly Fiorina, membro del partito repubblicano e CEO di Hewlett-Packard dal 1999 al 2005, dovrà vedersela con la candidata democratica Barbara Boxer. Nonostante un ingente impegno economico nella campagna elettorale, i sondaggi vorrebbero Fiorina uscire sconfitta dal confronto alle urne, complice le accuse della sua oppositrice relative alla scelta di tagliare o esternalizzare migliaia di posti di lavoro all’epoca della fusione tra HP e Compaq.
Anche Meg Whitman, CEO di eBay dal 1998 al 2008, sembra destinata a capitolare sotto i colpi del rivale democratico Jerry Brown. A suo svantaggio ha giocato il clamore suscitato dalla vicenda soprannominata oltreoceano “Nickygate”, esplosa quando si è scoperto che la governante messicana al suo servizio, Nicky Diaz Santillan, non era in possesso dei documenti necessari a risiedere negli Stati Uniti. Withman, nota per il suo impegno nel combattere il fenomeno dell’immigrazione clandestina, una volta venuta a conoscenza della questione ha licenziato in tronco l’inserviente, provocando così il malumore delle numerose comunità americane di origini latine.
Due repubblicane provenienti dall’IT potrebbero insomma cadere alle urne nonostante il momento positivo della propria fazione politica. La Silicon Valley e le stanze del potere politico sono, almeno da questo punto di vista, ancora parecchio distanti.