Terremoto in casa TIM. Il fondo Elliott è riuscito a conquistare il CDA mettendo nell’angolo Vivendi che continua a rimanere il socio di maggioranza (23,94% del capitale). L’assemblea dei soci di TIM ha quindi assegnato al fondo Elliott ben 10 membri del CDA, mentre Vivendi ha conquistato solamente 5 posti. L’annuncio della vittoria del fondo americano è stata salutata, in particolare dai piccoli azionisti della società, con un’esultanza da stadio. Per TIM si apre adesso una nuova fase molto delicata che potrebbe portare la società a seguire una strada differente rispetto ad oggi, sebbene Vivendi abbia affermato che vigilerà affinché il piano industriale già approvato non venga stravolto.
Amos Genish, amministratore delegato di TIM, dovrebbe continuare a rivestire il suo ruolo per garantire soprattutto continuità ma appare chiaro che la politica industriale del Gruppo sia destinata a cambiare. Non è un segreto che il fondo Elliott punti a voler quotare in borsa la nuova società che nascerà dallo scorporo della rete. Vivendi era contraria a questo passaggio ma per il fondo americano la quotazione della società di rete rappresenterebbe un passaggio fondamentale per valorizzare l’intero Gruppo. Inoltre, dietro al fondo americano c’è anche la Cassa Depositi e Prestiti che di recente ha ottenuto il controllo di quasi il 5% del pacchetto azionario di TIM. Cassa Depositi e Prestiti potrebbe sfruttare proprio il fondo americano per salire maggiormente in TIM per prenderne il controllo ed effettuare la più volte speculata fusione tra la futura società di rete del Gruppo ed Open Fiber. Trattasi di scenari sicuramente lontani e non certamente facili da raggiungere ma adesso molto più realistici di prima.
Vivendi paga questa sconfitta a seguito di alcune scelte strategiche sbagliate come il braccio di ferro con il Governo Italiano che decise di utilizzare lo strumento della Golden Power per difendere gli asset della rete dalle mani dei francesi. Una battaglia che trae, però, origine ancora più lontano ed in particolare dalla contesa tra la stessa Vivendi e Mediaset. I francesi, inoltre, non hanno saputo valorizzare gli azionisti preferendo dialogare solo con i regolatori e le forze politiche mentre il titolo, contestualmente, perdeva di valore.
Questa giornata storica per TIM porterà quindi a delle conseguenze industriali molto importanti che si scopriranno solamente nel corso dei prossimi mesi. C’è chi, però, teme che si possa arrivare ad uno spezzatino della società e non alla sua valorizzazione. Proprio per questo i sindacati hanno già fatto sapere che vigileranno che in nessun modo si possa impoverire la società.