Un parlamentare di SEL, Giorgio Boccadutri, ha presentato un emendamento al piano Destinazione Italia che cita Bitcoin, la moneta virtuale, e immagina un percorso di normalizzazione delle crittomonete al fine dello sviluppo dell’e-commerce. Ma se l’intento può essere positivo, si ritorna alle solite: la politica italiana sembra non essere in grado di comprendere le logiche della Rete. E qualcuno già parla di un’altra proposta in stile webtax.
L’emendamento di Boccadutri, che interviene nella conversione in legge del decreto urgente del 23 dicembre 2013 per l’avvio di “Destinazione Italia”, il piano di attrattiva degli investimenti dall’estero, intende introdurre l’identificabilità del titolare effettivo del Bitcoin per transazioni superiori a mille euro e l’applicabilità delle disposizioni di antiriciclaggio. Chi ha redatto questo testo non ha evidentemente idea di cosa sia una crittomoneta, Bitcoin o altre.
L'emendamento su #bitcoin che ho presentato al Piano #DestinazioneItalia #cashlesswayitalia #nocash pic.twitter.com/aUn3s8487p
— Sergio (@boccadutri) January 17, 2014
L’identificazione di una transazione P2P
La proposta dell’onorevole di Sinistra e Libertà, di cui si comincerà a discutere da lunedì 27 gennaio, si scontra inevitabilmente con il Web, come accaduto con la famigerata proposta di Francesco Boccia – approvata ma slittata al 1° luglio – se non si affrontano con attenzione e senza preclusioni le peculiarità dell’economia globale di Internet.
Utilizzare concetti come titolarità, scambio, valuta, identificazione con il Bitcoin, come se si potessero adottare in modo equivalente, significa non aver compreso la ragione per cui è stato inventato: scavalcare completamente il sistema bancario per spostare denaro online sfruttando un protocollo P2P che non rende più necessarie norme e permessi per la transazione.
@OGiannino ma come, da noi c'è chi vorrebbe regolamentarla :D cc @VivianiMarco
— Luca Alagna (@ezekiel) January 23, 2014
Basta leggersi il commento di Marc Andreessen sul NYT per capire come il proposito dell’emendamento italiano cozzi contro qualunque idea di crittomoneta e il suo potenziale sviluppo. Non privo di ombre, naturalmente.
Questo non significa, di per sé, che chi utilizza una crittomoneta sia anonimo e voglia restarlo, anzi: il protocollo registra la transazione, sa tutto, e chi converte in Bitcoin deve prima aprire un conto, quindi la crittografia serve alla sicurezza del sistema e a nient’altro.
Tuttavia, basta leggersi i commenti al tweet dell’autore di questo emendamento per capire che probabilmente non farà molta strada: troppo alto il rischio di creare un monstre legislativo di stampo proibizionista, o addirittura fare della limitazione dell’uso del contante un escamotage per introdurre forme di controllo sulle transazioni nemmeno previste dall’ordinamento europeo.
L’occasione di discuterne è comunque già in calendario, il prossimo 30 gennaio a Montecitorio con “Obiettivo ePayment” organizzato da CashlessWay, dove ci riuniranno le principali aziende del settore dei pagamenti elettronici.