Se quella della EMI Music non è una marcia indietro, molto vi si avvicina. La casa di produzione, infatti, ha dettagliato quello che è il proprio punto di vista in tema DRM e, sebbene le opinioni del passato non siano state negate, molto cambia a livello di prezzi e praticabilità di un modello di business DRM-free. Tra le prime dichiarazioni favorevoli e quelle odierne, però, qualcosa c’è stato: Warner Music si è detta interessata all’acquisto di EMI, mettendo così in diretto contatto i massimi rappresentanti delle due fazioni: chi al DRM non rinuncia e chi al DRM potrebbe anche volerne fare a meno.
EMI ha semplicemente aggiunto un particolare alla sua prima tesi: la musica senza Digital Right Management può essere tranquillamente distribuita, ma il prezzo a cui la stessa EMI la metterà a disposizione risulterà maggiorato. Giocoforza, aumentando il costo all’ingrosso e mantenendo fissa la redditività al minuto con un modello di business basato su pubblicità o affini, diminuisce il margine disponibile per i distributori. Nessuno dei committenti, dunque, ha voluto accollarsi il rischio e la sensazione è che le trattative si siano pesantemente arenate su questo scoglio.
La richiesta EMI è quella di una sorta di “anticipo” sui guadagni futuri, una somma che garantisca l’azienda e la metta al riparo dai pericoli nascosti in un modello di distribuzione totalmente nuovo. Da più parti è stata rilevata l’incongruenza della richiesta: prima si dota la musica dell’orpello DRM e poi, una volta eliminato l’orpello, la musica ha un costo maggiorato? Qualcosa non torna ed infatti la macchina delle trattative si è bloccata. Warner Music potrebbe avere un ruolo non secondario in ciò e le discussioni che si svolgono tra la stessa EMI e Warner su un tavolo parallelo potrebbero custodire la verità su ciò che sta per maturare nel settore.