Enel dice di no ai Bitcoin, mettendo la parola fine a tutti i rumors sulla possibilità che potesse vendere energia per sostenere il mining delle criptovalute. L’intervento ufficiale di Enel è stato necessario in quanto erano circolate voci che l’azienda elettrica stesse pensando di stringere un accordo con Envion per alimentare le attività di questa azienda svizzera specializzata nel mining. Sebbene non ci fossero state conferme, l’azienda elvetica si era già mossa affermando di voler valutare le condizioni dell’offerta e i luoghi in cui installare le proprie infrastrutture per il mining.
Enel ha fatto sapere, quindi, di non voler entrare in questo business anche se ha ammesso di aver studiato questo fenomeno per un possibile approccio. Secondo quanto riportato dal comunicato della società, l’attuale politica energetica del Gruppo italiano si sta orientando verso un percorso di decarbonizzazione e di sviluppo sostenibile. Il mining richiede un utilizzo intensivo di energia che va contro il modello di business che Enel sta portando avanti in questo momento. L’azienda italiana, quindi, ha deciso di non voler puntare sul mercato dei Bitcoin. Questo non significa, ovviamente, che la società impedirà ai suoi clienti di effettuare del mining casalingo ma vuole dire che non ha interesse ad appoggiare direttamente aziende che lo fanno di professione.
Come noto, la pratica del mining richiede l’utilizzo di molte macchine di grande potenza che necessitano di un grande quantitativo di energia per poter funzionare.
Uno “spreco” che va contro l’attuale nuova immagine “green” di Enel che punta all’utilizzo di fonti rinnovabili e di soluzioni per il risparmio energetico. Tutte cose che non vanno d’accordo con il mondo dei Bitcoin.