La fusione nucleare è il processo attraverso cui i nuclei di due o più atomi sono compressi a tal punto da far prevalere l’interazione forte sul fenomeno di repulsione elettromagnetica, finendo con l’unirsi dando vita ad un nuovo nucleo caratterizzato da massa inferiore rispetto alla somma delle masse dei nuclei originali. Per usare una terminologia meno tecnica e più comprensibile, è ciò che si verifica all’interno del Sole e delle altre stelle.
Il procedimento, da non confondersi con quello relativo alla fissione (sfruttato ad esempio nelle bombe all’uranio o al plutonio, oltre che nelle centrali nucleari), potrebbe essere impiegato per la produzione di energia pulita, senza il fardello degli scarti radioattivi da smaltire. È quanto sperano i ricercatori del Lawrence Livermore National Laboratory, che proprio in questi giorni rendono noto di aver portato a termine con successo un esperimento dai risultati potenzialmente rivoluzionari, condotto presso il National Ignition Facility.
192 laser a ultravioletti, capaci di generare 1,85 MJ, sono stati puntati con precisione sulla capsula da circa 1 mm visibile nell’immagine di seguito. Al suo interno deuterio e trizio, isotopi dell’idrogeno, rispettivamente con uno e due neutroni. A rendere particolarmente interessante il risultato del test è il fatto che, una volta avviata la fusione, il quantitativo di energia sprigionato si è rivelato essere maggiore rispetto a quello impiegato per innescare la reazione. Questo disavanzo rappresenta ciò che gli scienziati chiamano “fuel gain”, ovvero un guadagno in termini energetici.
Non è la prima volta che si conducono esperimenti simili, ma i risultati ottenuti in questa occasione sono considerati senza precedenti e fanno ben sperare per il possibile sviluppo di tecnologie e soluzioni future basate sul processo. L’era dell’energia pulita e illimitata è dunque alle porte? Decisamente no, almeno non a breve. La strada da percorrere prima di poter beneficiare su larga scala di una tecnica di questo tipo è ancora lunga e per i ricercatori di certo non mancheranno gli ostacoli da superare per padroneggiare un fenomeno finora studiato e riprodotto solamente in laboratorio.