Oggi al Quirinale in presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sono stati consegnanti gli ENI Awards 2014, i premi internazionali che segnalano le migliori idee per la ricerca nei campi dell’energia e dell’ambiente. La cerimonia ha così evidenziato come esistano nuove frontiere degli idrocarburi e dell’energia dove si è portati a pensare ci siano soltanto pozzi ed estrazioni. Il mondo cambia velocemente anche in questo settore.
La presidente di Eni Emma Marcegaglia e l’amministratore delegato Claudio Descalzi hanno introdotto i premiati scelti dalla commissione fra le oltre 1400 candidature. La Commissione Scientifica di Eni Award è composta da 23 membri tra cui il Premio Nobel Sir Harold Kroto, rettori di università, ricercatori e scienziati espressione dei più importanti centri di studio e ricerca a livello mondiale, ed è presieduta dall’accademico francese Gérard Férey.
https://twitter.com/eni_PR/status/478863660677218304
I premi
Gli ENI award sono divisi in premi alla ricerca e innovazione sugli idrocarburi (upstream e downstream), le energie rinnovabili, la protezione ambientale e il debutto nella ricerca. Il Premio “Nuove frontiere degli idrocarburi” è stato assegnato per la sezione Upstream a Tapan Mukerji, Gary Mavko, Jack Dvorkin della Stanford University e Dario Grana della University of Wyoming, per avere ideato e sviluppato un metodo innovativo per utilizzare i dati sismici per ricavare informazioni dettagliate sul sottosuolo. Per la sezione Downstream il riconoscimento è stato attribuito a Amir H. Hoveyda, del Boston College (Massachusetts-USA) per la progettazione e lo sviluppo di catalizzatori per la sintesi di molecole complesse dal costo di produzione molto basso.
Il Premio “Energie rinnovabili” è stato conferito a Jay D. Keasling, della University of California,Berkeley (USA) per le sue ricerche volte ad ingegnerizzare microorganismi – in particolare Escherichia coli e Saccharomyces cerevisiae – per la produzione di biocarburanti con proprietà del tutto simili ai carburanti oggi ricavati dal petrolio.
Clément Sanchez, del Collége de France di Parigi, si è aggiudicato il Premio “Protezione dell’ambiente”. Il professor Sanchez è un pioniere nello sviluppo di tecnologie altamente innovative per la progettazione, la sintesi e l’elaborazione di materiali inorganici e ibridi organici-inorganici multifunzionali, con significative applicazioni nel campo dell’energia, del risparmio energetico, dell’ambiente e in campo medico.
I due Premi “Debutto nella ricerca”, riservati a ricercatori under 30 che hanno conseguito il dottorato di ricerca in una Università italiana, sono stati assegnati a Martina Siena e a Nicola Bortolamei. La prima ha discusso una tesi a Trieste che simula statisticamente il flusso di fluidi in giacimenti di olio e gas. Nicola Bortolamei ha svolto una tesi di dottorato, discussa presso l’Università di Padova, su metodi elettrochimici per la produzione di materiali polimerici speciali.
Intervista a Martina Siena
Giovanissima, originaria di Cremona e laureatasi in Fisica prima a Parma e poi specializzata a Trieste, a neppure trent’anni Martina Siena si è aggiudicata una importante borsa di studio – personale, non al suo dipartimento – in uno dei più prestigiosi premi del settore, che dal 2007 ad oggi ha coinvolto migliaia di ricercatori a livello mondiale e ben 25 premi Nobel. Ad aver convinto la commissione la sua tesi intitolata “Characterization of permeability of natural and reconstructed porous media”, un lavoro sulla caratterizzazione della permeabilità dei mezzi porosi naturali e ricostruiti nei sistemi geologici che ha risolto alcuni problemi nel passaggio campioni-massa rocciosa.
Qual è l’intuizione alla base della tua tesi?
Il problema è la conoscenza che abbiamo dei moti dei fluidi nelle rocce, i movimenti delle falde. In tutti gli aspetti, sia di sfruttamento che di protezione o ricostruzione, la proprietà delle rocce viene stimata tramite campioni. Tuttavia, nella scala grande, si è notato che il comportamento può essere molto diverso rispetto al laboratorio, così ho cercato un modello statistico che costruisse un database di riferimento per conservare la coerenza delle statistiche tra le diverse scale.
Ricadute?
Molteplici, tutti nel campo delle dinamiche in giacimenti e bacini. La mia tesi è interessante per l’ENI perché aiuta a risolvere quei problemi di scala che abbassano il livello di comprensione dei moti dei fluidi nelle rocce alzando errori e costi.
Quando si pensa agli idrocarburi, a questo tipo di energia, è difficile connetterla all’innovazione: per l’opinione generale chi estrae usa lo stesso metodo di cento anni fa…
Ovviamente non è così. Le metodologie di estrazione sono completamente cambiate, e questo per un motivo anche piuttosto semplice: i pozzi naturali sono esauriti, non è più possibile estrarre contando sul recupero naturale, sulla pressione. L’innovazione è dovuta al fatto che si devono cercare gli idrocarburi, trovare le ultime risorse, insomma.
E il loro trattamento?
Non è mia materia di competenza, ma se si guardano i premi si vede come da ogni parte del mondo emergono tecniche innovative anche nel trattamento e nella produzione alternativa di idrocarburi.