Terra di tartufi e di enogastronomia; un piccolo paese, una storia semplice, l’orizzonte dell’Appennino tra i profumi della tradizione rurale marchigiana. E in questa cornice ecco un nome che si staglia su tutto il resto: Enrico Mattei, padre del gruppo Eni e nato nel 1906 proprio ad Acqualagna, cresciuto ad Acqualagna ed al quale ora Acqualagna intende rendere merito ricordandone i primi anni, i primi passi e le successive conquiste. L’intitolazione della scuola media locale non rimarrà un gesto simbolico isolato, insomma: l’impegno fattivo sulle mura che ospitarono la famiglia Mattei prosegue e la memoria verrà perpetrata. La comunicazione giunge direttamente dal paese natale di Enrico Mattei, ove si metterà mano all’edificio che ha custodito il piccolo Enrico nei primi anni del ‘900 quale rampollo di un isolato paesino da 3400 anime.
Perché si sa: le terre di provincia sono per l’Italia quel che il garage è per gli Stati Uniti: un luogo mitologico e protetto, dove nascono leggende e grandi imprese. Luoghi appartati, piccole culle per grandi idee, da cui emerge nel tempo tutta la grandezza di chi si è fatto con le proprie mani. Una targa ne ha fino ad oggi ricordato il legame indissolubile, ma grazie alla collaborazione tra il Comune di Acqualagna e il gruppo Eni si potrà ora fare di più per esaltare questa piccola grande storia dell’imprenditoria italiana:
in questa casa materna
e ne nobilitò la modestia
ispirando al disinteresse
il genio di innovatrici imprese
grandiosamente suscitate
non a proprio ma a universale profitto
per elevare il lavoro
a fondamento di libertà”
La casa di Mattei sarà un racconto multimediale
Il sindaco Andrea Pierotti spiega così il lavoro che si andrà a produrre: «Materiale audiovisivo, fotografie e una modalità di racconto innovativa e coinvolgente, porteranno il visitatore all’interno di un percorso che racconterà la nostra terra e l’impulso che Enrico Mattei ne ha tratto per la sua straordinaria vicenda di imprenditore del mondo dell’energia». Un legame uomo-terra che nessuno può sminuire, sia per quel che rappresenta per la storia italiana, sia per le tracce indissolubili che ha lasciato nel modo di intendere il lavoro, l’impresa e il business da parte di Mattei. L’importanza delle radici in un mondo che le considera più vincolo che nutrimento: una lezione importante, dai molti significati.
La struttura dell’edificio non sarà in alcun modo modificata, ma diverrà parte di un’esperienza multimediale che andrà ad arricchire il flusso di informazioni che traspirano da quelle mura: non ci sarà soltanto un rapporto di empatia tra il visitatore e la casa in cui è nato il fondatore del cane a sei zampe, ma saranno snocciolate anche informazioni che introdurranno alla storia di vita di Enrico Mattei. Il progetto è peraltro parte integrante di una strategia più ampia, alla quale le parti in causa collaboreranno in vario modo: è previsto ad esempio che la casa diventi tappa fondamentale del progetto 2017/2019 di EniScuola “Turismo scolastico nelle valli dell’Energia“.
Qui la storia si è fermata e conserva intatte alcuni inediti stralci di storia personale del grande Mattei: l’ultima firma dell’ingegnere fatta prima di essere ucciso; il tappo della bottiglia di champagne stappato nel febbraio 1953 a seguito della firma di approvazione e fondazione E.N.I. avvenuta in Corso Venezia a Milano. E poi alcuni effetti personali, come la scrivania rimasta intatta con i suoi occhiali, le sue letture, il portasigarette… le passioni di quando non pensava al lavoro, ovvero la pesca, di cui si conservano tutti i suoi strumenti.
Storie e ispirazione
La storia dei grandi uomini che hanno costruito l’Italia ha oggi un valore iconico non tanto per ciò che rappresenta nel passato, quanto per la proiezione che tutto ciò deve rappresentare per il futuro. La storia di Enrico Mattei è la storia del figlio di un brigadiere che, messo faccia a faccia con le sue capacità e con le sfide del suo tempo, ha saputo far alzare il capo all’Italia proiettandola nel gotha dell’oil&gas a livello internazionale. La storia di Enrico Mattei, prematuramente interrotta a Bascapé – dove un memoriale ne ricorda la tragica fine – va ricordata per testimoniare ai più giovani quanto si possa far leva sulle proprie capacità per cambiare le cose, innovare e credere in un futuro differente. Nell’epoca della famigerata “fuga dei cervelli” può essere utile ricordare un imprenditore che diceva che ci sarebbe stato lavoro, che i giovani sarebbero tornati, che l’Italia avrebbe potuto ricostruire sé stessa a partire proprio da sé stessa: la sua promessa fu un toccasana per l’intero sistema paese, ma soprattutto per il morale di quel sud a cui mancava proprio la speranza per il futuro.
Il lavoro che Eni e il comune di Acqualagna stanno producendo sulla casa natale di Enrico Mattei sia di esempio per molti altri casi simili: l’Italia è disseminata di storie nelle quali il recupero di un edificio può diventare opportunità educativa, occasione per il rilancio turistico e soprattutto può rappresentare quell’icona di cui le nuove generazioni hanno bisogno per trarre ispirazione durante il proprio percorso. Si pensi a quel che potrebbe rappresentare ad esempio la palazzina di Coltano, ove Guglielmo Marconi installò le proprie antenne rivoluzionando la radiofonia: un edificio oggi semidistrutto (e vittima di un tira e molla da cui le istituzioni ancora non hanno saputo uscire), dove in passato si è costruita la storia proprio grazie alle intuizioni di Marconi.
Solo se si ha pieno rispetto e consapevolezza della storia si potrà avere pieno orgoglio e slancio per costruire il futuro. Nel nostro paese troppo spesso mancano entrambe, imprigionando le nuove generazioni in una ostinata attenzione al presente che poco aiuta la cultura e l’impresa. Acqualagna sia d’esempio, Coltano sia la rispettiva cartina di tornasole: se l’Italia impara a riconoscere (ed a raccontare) la grandezza del proprio passato, probabilmente avrà finalmente trovato una base solida per rilanciarsi.