In un rapporto di 10 pagine indirizzato all’Ufficio brevetti americano, e sul quale è stato mantenuto stretto riserbo, Eolas ha preso posizione contro la decisione di riesaminare il suo brevetto 5.838.906.
Secondo quanto riportato da eWeek, i legali di Eolas e dell’Università della California, si sono limitati a reiterare le argomentazioni già depositate nel processo che le vede coinvolte contro Microsoft.
Il caso Eolas scoppiò quando Microsoft fu condannata al risarcimento di 521 milioni di dollari per violazione del brevetto sull’inclusione di software esterni nei browser (Plug-In, ActiveX, Applet Java).
Decisivo, in seguito, fu l’intervento di uno dei padri di Internet. Tim Berners-Lee in una lettera chiese di annullare un brevetto rischia di ostacolare la crescita del web.
Tali iniziative portarono al riesame del brevetto da parte dello US Patent and Trademark Office. Formalmente la via che si è tentata di intraprendere è la verifica della cosiddetta “prior art“, ovvero la certezza che nessuno prima della registrazione del brevetto avesse in realtà creato qualcosa di analogo (prerequisito indispensabile alla validità dei brevetti: se confutato, il brevetto può essere revocato).
La decisione fu l’ordine di riesame del brevetto. Eolas ha ora imbracciato la battaglia rappresentata dall’appello assieme all’Università della California, ove il gruppo affonda le proprie radici, ed intende far valere le proprie ragioni di fronte a colossi quali Microsoft e W3C.