Il lockdown ha purtroppo evidenziato in Italia i limiti della banda larga in Italia. Le infrastrutture sono in ritardo e ci sono tantissimi comuni in cui la road map relativa agli investimenti sull’ultimo miglio è indietro rispetto a quanto immaginata dai vertici di Open Fiber. È per questo che per via del boom di richieste di connettività, che gli operatori si stanno orientando maggiormente verso la tecnologia Fwa, fixed wireless access, ovvero una tecnologia ibrida tra fibra e radio su cui Eolo ha scommesso da ben 15 anni. L’Fwa consente di dare una risposta immediata a quell’utenza che ha la necessità di disporre in breve tempo di una connessione con perfomance tra i 30 e i 100 megabit e in grado di garantire pieno accesso ai servizi di streaming.
Eolo accelera: da 6.000 a 7.500 comuni
YouTube, Netflix e Amazon, secondo quanto si può leggere su un dossier di Ericsson, hanno raddoppiato i loro volumi di traffico durante il periodo di lockdown. Al contempo, i servizi per realizzare videochiamate di gruppo, riunioni e lezioni a distanza hanno registrato veri e propri record di iscrizioni. Si tratta di servizi ai quali ormai non si può fare a meno, non solo in periodi di emergenza ed è per questo che il digital divide non sembra più tollerabile. Ne va della produttività di un’intera nazione ed è per questo che Eolo, dopo aver già coperto 6mila comuni, ha l’obiettivo di arrivare a quota 7.500 nei prossimi due anni attraverso un investimento da 150 milioni di euro. Il progetto è finanziato anche dal fondo Usa Searchlight Capital Partners entrato al 49% per finanziarne lo sviluppo.
Luca Spada, presidente e CEO di Eolo Spa, riassume così quanto accaduto durante questi mesi di pandemia per coronavirus: “In 24 ore appena – le parole riportate da Corriere.it – il Paese ha archiviato tutti i freni culturali. L’emergenza è un acceleratore di digitalizzazione e il nostro modello finisce per integrarsi alla perfezione alla domanda di mercato. Con le antenne e la tecnologia delle onde radio possiamo colmare il gap nelle aree bianche mettendoci meno della metà del tempo per portare la fibra nelle case. È chiaro che servano comunque ingenti investimenti. Al momento noi copriamo il 78% delle unità abitative con un’adeguata velocità di connessione, oltre 30 megabit al secondo, ma per fare l’ultimo salto bisogna installare le antenne nei posti più remoti per coprire anche le case più isolate”.
Insomma, l’obiettivo di Eolo è quello di garantire una connessione veloce anche alle aree bianche rimanenti, perché la tecnologia Fwa è di più veloce implementazione rispetto all’ultimo tratto di fibra grazie alla capillarità delle antenne della vecchia tv analogica (in disuso da anni) tramite e l’uso di frequenze risultate utili per la trasmissione dei dati nelle telecomunicazioni. Per aiutare le aree bianche, ovvero non coperte ancora da rete veloce, Spada aggiunge sia necessario “un tavolo di regia tra gli operatori per fare sistema coordinato dal ministero dello Sviluppo. Occorre evitare duplicazione di investimenti condividendo l’onere della realizzazione della rete e quindi l’accesso in modo da non dissipare risorse. In più è fondamentale che l’intervento pubblico si concentri sulla realizzazione della rete in fibra, lasciando l’Fwa ai progetti già finanziati dagli operatori privati”.
Tra i motivi che rendono più difficile il lavoro di Eolo, c’è purtroppo anche la burocrazia, soprattutto a livello locale. Un ostacolo che potrebbe, secondo Spada, essere superato tramite un interlocutore nazionale unico: “Per installare un’antenna si produce burocrazia come per costruire una casa. Passano spesso 180 giorni di silenzio-assenso da parte degli enti locali. Troppi. Nelle aree bianche, quelle meno coperte, spesso ci interfacciamo con assessori all’urbanistica non sempre sul pezzo perché hanno altre competenze. Bisogna affrontare molti vincoli idrogeologici tipici delle aree rurali e dei parchi. Servirebbe – propone il CEO di Eolo – uno sportello unico nazionale inaugurando un processo di autocertificazione da parte degli operatori che permetta di installare antenne con controlli ex post”.
Da qui l’appello alle istituzioni nazionali ad omogeneizzare un quadro che è partito in ordine sparso creando sin da subito disuguaglianze e rendendole sempre più marcate con il passare del tempo. “Venivano montati tre pali diversi a pochi metri di distanza e lo stesso è avvenuto con agli armadietti quando bastava installarne uno condividendolo tra più concorrenti. Così è successo quello che non sarebbe dovuto succedere. Ci sono aree del Paese non coperte perché erano sotto una certa quota di densità abitativa inserita nel calcolo di un foglio Excel. Sopra 100 c’è la fibra e le antenne, sotto sei escluso. La scuola digitale rischia di amplificare le disuguaglianze tra chi ha una buona connettività e buoni strumenti e chi, tra le famiglie, si trova sprovvisto”.
Tra gli altri progetti in cui è impegnata, Eolo si occupa di fornire la connettività ai municipi e alle scuole con l’obiettivo di porre un argine allo spopolamento dei piccoli centri. Inoltre grazie ad una collaborazione con Samsung, provvede alla fornitura di nuovi dispositivi per le esercitazioni. A tal proposito, si segnala l’erogazione di contributi tra gli 8 e i 14 mila euro ai sindaci che ne fanno richiesta, fino a un milione di euro all’anno. Invitalia, al contempo, ha avviato un progetto da 400 milioni per portare la banda larga in 32 mila plessi scolastici e offrendo voucher per l’acquisto di prodotti tecnologici in base alla situazione reddituale calcolata con l’Isee.