Dopo tante parole, una mossa ufficiale: la EPIC (Electronic Privacy Information Center) ha formalmente segnalato alla Federal Trade Commission il caso della nuova funzione “Search plus Your World” di Google. La FTC si trova così di fronte ad un documento che mette l’autorità di fronte ad una richiesta esplicita: indagare sulla funzione per verificare la piena correttezza delle procedure poste in essere a Mountain View.
Fin dalla prima ora la nuova funzione è stata mal digerita da utenti e critica. La difesa d’ufficio che Google ha eretto attorno alla propria funzione non ha retto più di tanto: la parola “antitrust” è quella che più si è affiancata alle disamine di questi giorni e da più parti si è dato per scontato un intervento della FTC. Intervento che, a questo punto, pare poter diventare una sorta di atto dovuto: la richiesta proveniente dall’EPIC è un grido formale supportato da argomentazioni forti, dunque potrebbe essere soltanto questione di tempo prima che una risposta venga annunciata ed una indagine avviata.
Nella lettera si fa menzione alle indagini già avviate anzitempo su Google in merito alla possibilità di una violazione antitrust: il nuovo caso non fa altro che aggiungersi ai precedenti, offrendo nuovi spunti interpretativi e gettando nuova benzina sul fuoco. In particolare la EPIC sottolinea il fatto che, con Search plus Your World, Google abbia offerto preferenza e priorità ad alcuni servizi proprietari (Google+ in primis) portando peraltro tali suggerimenti sotto gli occhi di tutta l’utenza ospitata, ivi compresa quella non loggata.
La lettera riporta inoltre l’opinione di Benjamin Edelman, professore alla Harvard Business School, secondo il quale Google avrebbe più volte travalicato la sottile linea che divide l’ambizione dalla violazione delle norme sulla libera concorrenza. Optando per la nuova funzione, spiega il passo citato, Google ha favorito i propri servizi in favore di altri oggettivamente superiori e ciò significa che Google avrebbe approfittato della propria posizione di forza nel mondo della ricerca per imporre all’utenza anche altri propri servizi. A tal fine si richiede alla FTC un intervento per fermare questo tipo di azione e per imporre al leader tra i motori di ricerca un comportamento più rigido in osservanza delle normative.
A tali osservazioni si aggiungono inoltre problematiche più sottili relativamente alla privacy: gli utenti non avrebbero pieno controllo delle proprie informazioni rischiando di vederle redistribuite online sulla base di un distinguo sempre più sottile tra pubblico e privato operato dalle scelte tecnologiche poste in essere dal nuovo progetto.
La palla passa ufficialmente alla FTC la quale, in un senso o nell’altro, si trova ora costretta a dare al mercato qualche risposta.