Il decreto Bondi sull’Equo Compenso risulterebbe incompatibile con la legislazione europea. Questo è, in sintesi, il giudizio non vincolante dell’Avvocato Generale della Corte di Giustizia dell’UE per quanto riguarda la causa che vede da una parte gli operatori (Nokia Italia, Hewlett-Packard Italiana, Telecom Italia, Samsung Electronics Italia, Dell, Fastweb, Sony Mobile Communications e Wind Telecomunicazioni) e dall’altra SIAE e Ministero per i Beni Culturali.
Per dirimere la questione tra questi soggetti, il Consiglio di Stato si è rivolto ai giudici della Corte europea per valutare tre punti specifici della legge italiana per la difesa del Copyright: la previsione dell’equo compenso anche in relazione a dispositivi chiaramente non destinati ad uso privato; l’affidamento alla contrattazione tra imprese produttrici, distributrici o importatrici da un lato e la Siae dall’altro della scelta di esentare ex ante le prime dal pagamento dell’equo compenso; la possibilità di rimborso dell’equo compenso esclusivamente a favore degli utilizzatori finali.
Secondo la Corte europea, l’equo compenso non può essere applicato a tutti quei dispositivi acquistati da professionisti o da figure giuridiche per un chiaro utilizzo professionale. Anzi, in questo caso l’esenzione dovrebbe essere del tutto automatica. Inoltre, risulterebbe ancora più contraddittorio il fatto che un’eventuale esenzione sia fatta a discrezione della SIAE dopo una specifica richiesta. Un’eventuale esenzione ex post potrebbe comunque astrattamente andare bene a patto che le regole siano chiare e non commisurate di volta in volta dalla SIAE. L’attuale legislazione lascia, infatti, tutto in mano alla SIAE che verosimilmente, secondo la Corte europea, porta a trattamenti diseguali tra i richiedenti.
Dal canto suo, la SIAE prende atto del pronunciamento della Corte europea evidenziando, però, che le conclusioni non mettono in dubbio la legittimità dell’impianto del sistema di copia privata come già affermato dal Consiglio di Stato nella sentenza del 18 febbraio 2015 che ha bocciato diverse cause portate avanti dalle aziende.
Inoltre, in attesa del pronunciamento finale della Corte di Giustizia, la SIAE fa sapere anche che l’impatto della copia privata in Italia è molto limitato. Oggi i produttori possono astenersi dal pagamento della tassa se provano che i loro prodotti saranno ceduti a soggetti che ne faranno un uso esclusivamente professionale e dunque diverso da quello personale.
SIAE, infine, precisa di aver sempre rimborsato tutti coloro che ne hanno fatto richiesta dimostrando di possedere un apparecchio estraneo all’uso privato.