E questo è un curioso retroscena. Lo cita l’Independent. L’8 Maggio 2008 il board Google dovette fare i conti con una proposta proveniente dalla base. La proposta era quella di abbandonare il mercato cinese, rifiutando il compromesso con le istituzioni, per poter portare avanti il verbo di Google nella massima coerenza.
Così non fu: proposta bocciata.
A votare contro la proposta vi furono anche due nomi quali Eric Schmidt e Larry Page. Ma non Sergey Brin: Brin si astenne. A distanza di due anni è quella una votazione importante, e già si suggerisce la possibilità per cui sia stato proprio Brin a capitanare la cordata che ha portato alla decisione di mettere le istituzioni cinesi con le spalle al muro.
Oggi sappiamo di quell’8 Maggio di 2 anni or sono. Sappiamo ciò che ha spiegato Google, sappiamo ciò che ha risposto la Cina. Sappiamo che Hillary Clinton si è mossa per informarsi, sappiamo che l’incidente diplomatico è dietro l’angolo, sappiamo che il debito pubblico statunitense lega a doppio filo l’economia USA con quella cinese. Non sappiamo altro.
C’è chi interpreta il tutto come un motto di libertà e di ribellione. C’è chi vede nella questione soltanto un gioco di interessi economici e di lotte di potere. Ma quel che sappiamo è forse poca cosa, altrimenti non si spiega perché Google dovrebbe voler trattare con chi si sarebbe presentato alle trattative con armi irregolari e sicuramente poca disponibilità alla concertazione.
Ogni ragionamento, però, dovrà ora partire dall’8 Maggio 2008, quando si scelse di abbracciare quello stesso compromesso oggi rinnegato.