Intavolando una discussione sull’universo mobile uno dei punti da trattare assolutamente è quello che riguarda la sicurezza dell’ecosistema. Funzionalità, interfaccia e performance rappresentano senza alcun dubbio caratteristiche di primaria importanza per un sistema operativo dedicato a smartphone o tablet, ma se questo non sa garantire un adeguato livello di protezione per i dati personali degli utenti il giudizio complessivo sarà inevitabilmente compromesso.
Eric Schmidt, uno dei nomi più importanti di Google, sembra avere le idee ben chiare su quale sia la piattaforma più sicura tra le due che ormai da anni spadroneggiano all’interno del settore. Nel corso di un’intervista condotta da Gartner Symposium di ZDNet, il chairman del motore di ricerca ha risposto con una frase tanto sintetica quanto esplicativa alle critiche rivolte ad Android in tema di sicurezza “Non è sicuro? È più sicuro di iPhone”. Lo spunto è stato fornito dalla riflessione dell’analista David Willis (Gartner).
Se provassimo a chiedere a molte persone in questo pubblico, tante risponderebbero che Android non è la loro piattaforma principale. Quando si parla di Android, la gente risponde: “Aspetta un minuto, Android non è sicuro”.
Una questione di cui si è parlato moltissime volte e che andrebbe affrontata in modo obiettivo e approfondito. Il concetto stesso di sicurezza può essere interpretato in modi diversi quando si ha a che fare con una piattaforma mobile. Dalla tutela di file, messaggi, immagini e altri dati personali alla diffusione di codice maligno: gli aspetti da considerare sono numerosi e liquidare tutto con una singola frase è piuttosto riduttivo. Android continua a soffrire la piaga legata alla diffusione di malware, che però come chiarito di recente anche da bigG è dovuta soprattutto alla diffusione delle applicazione tramite store di terze parti e non mediante Google Play.
iOS 7 e i nuovi iPhone hanno dal canto loro mostrato qualche grave lacuna, soprattutto se si prende in considerazione l’efficacia dei nuovi metodi per l’autenticazione degli utenti introdotti da Apple nei suoi smartphone top di gamma. In definitiva, l’affermazione di Schmidt dev’essere accolta per quanto realmente rappresenta, soprattutto perché non argomentata: una risposta “secca” ad un’osservazione che a sua volta non è stata basata su numeri o dati concreti. Analizzando l’ecosistema dal punto di vista della sicurezza i passi in avanti comunque non mancano: anche nel recente Android 4.3 Jelly Bean sono state introdotte feature con l’obiettivo preciso di migliorare la tutela di utenti e informazioni contenute nei dispositivi.