L’intervento al World Economic Forum di Davos da parte di Eric Schmidt, CEO Google, è per certi versi sorprendente. Schmidt, infatti, sembra in qualche modo smontare la bontà della tecnologia, mettendo in dubbio alcune delle sue peculiarità ed evitando di promuovere la bontà supposta di un futuro in cui la tecnologia è al centro ed alla base di ogni attività.
Eric Schmidt parte dalla scuola, dai libri e dalla capacità di imparare. Colui il quale guida Google e difende a spada tratta Google Books, infatti, a Davos si è schierato invece dalla parte dei libri ricordandone l’importante ruolo nell’apprendimento. Quel che Schmidt ricorda è il fatto che il libro sia nelle mani degli utenti uno strumento che permette una lettura lenta ed approfondita; la tecnologia, per contro, è troppo piena di spunti e sollecitazioni per abilitare a questo tipo di studio. Quel che Schmidt teme, quindi, è che si perda l’abitudine alla “deep reading”, quella pratica che permette allo studente di scegliere per sé la propria velocità di lettura ed il proprio modo di apprendere. Tra le righe, Google sembra voler spalleggiare il formato librario mettendosi di traverso nella guerra tra Kindle e Apple per il controllo del mercato degli eBook, qualcosa su cui Google sta scommettendo invece partendo dalla scannerizzazione della carta depositata nelle biblioteche.
Schmidt si spinge anche oltre, sottolineando come la tecnologia non possa essere la soluzione per tutti i mali. Anzi, in certi casi può esserne quasi la causa. Il CEO di Mountain View addebita ad esempio al computing l’insorgere di troppi prodotti “derivati” che hanno portato la crisi finanziaria ai livelli che si stanno vivendo in questi anni. Secondo Schmidt la tecnologia «non renderà il mondo più salubre o più prevedibile. Può renderlo meno sicuro e certamente meno prevedibile proprio perché interconnesso».
Per contro, Schmidt premia altri sviluppi della tecnologia che, per contro, contribuirebbero ad un miglioramento delle condizioni di vita. Tra queste Schmidt inserisce anche il mondo dei videogiochi, i quali migliorerebbero la coordinazione occhio/mano e le capacità strategiche e decisionali dei ragazzi. Non solo: una applicazione in grado di tradurre istantaneamente le lingue permette rapporti prima difficoltosi, rendendo semplice qualsiasi dialogo anche se partendo da basi linguistiche totalmente differenti.