Negli ultimi mesi il progetto Google Glass è stato interessato da importanti cambiamenti: dalla chiusura delle vendite per quanto riguarda l’edizione Explorer riservata agli sviluppatori fino alla presa di comando da parte di Tony Fadell (Nest), chiamato a coordinare il lavoro del team guidato da Ivy Ross. Decisioni aziendali che si traducono concretamente in un cambio di strategia, necessario per poter vedere un giorno gli occhiali per la realtà aumentata debuttare sul mercato.
A parlarne è oggi Eric Schmidt, uno dei volti maggiormente rappresentativi del gruppo di Mountain View. Il chairman, attraverso le pagine del Wall Street Journal, ribadisce che il progetto non è stato abbandonato, al contrario di quanto riportato da alcune fonti di recente. Semplicemente, il programma è entrato in una nuova fase evolutiva, forte dei feedback raccolti in passato e pronto per migliorare sia dal punto di vista del design che per quanto riguarda le funzionalità offerte. Ecco le sue parole.
È una piattaforma grande e davvero fondamentale per Google. Abbiamo concluso il programma Explorer e la stampa ha parlato di una nostra cancellazione dell’intero progetto, ma non è così. Google sta correndo i propri rischi e non c’è niente nel correggere il tiro con Glass che suggerisca un abbandono del dispositivo.
Schmidt sceglie un paragone tra Google Glass e la self-driving car sviluppata da bigG, per spiegare come entrambi i progetti richiedano parecchio tempo e impegno prima di poter arrivare ad una versione ritenuta adatta per il debutto sul mercato.
È come dire che l’automobile a guida autonoma è un fallimento perché non ancora in strada. Queste cose richiedono tempo.
La scorsa settimana anche Astro Teller, numero uno del laboratorio Google X, ha parlato degli occhiali per la realtà aumentata, definendo eccessivo l’hype generato nei confronti del dispositivo.
Abbiamo permesso, e qualche volta incoraggiato, che si creasse troppa attenzione intorno al programma.