I suoi esperimenti in tv sono stati finora fallimentari, ma quando parla a ruota libera di Google non ha certo indecisioni: Eric Schmidt ha occupato il palcoscenico dell’evento D9 affrontando molti argomenti dal suo privilegiato punto di vista. In qualità di ex-CEO di Google ha descritto il momento del gruppo, ha contestualizzato il mercato alla luce della concorrenza e non ha fatto mancare stilettate a Microsoft in qualità di nemico putativo del gruppo di Redmond.
Anzitutto l’intervento di Google ha messo al centro dell’analisi Facebook, poiché è nei successi del social network che Google ha fallito più clamorosamente la propria missione. Secondo Schmidt la figura di Facebook è centrale nella definizione delle identità online e per questo motivo il team di Mountain View avrebbe anche cercato una collaborazione con il team di Mark Zuckerberg. La controparte, però, non ha mai raccolto la mano tesa. Ma da parte di Schmidt giunge anche una chiara ammissione di responsabilità: in quanto CEO avrebbe dovuto saper rispondere alle minacce del social networking ma, in assenza di risultati, ha fatto un passo indietro ed ha lasciato nuovamente spazio a Larry Page. Ripercorrendo a ritroso le tappe, si torna ad un memo interno di due anni or sono quando il top management Google prese in stretta considerazione l’importanza di investire nel social networking per ottenerne un nuovo posizionamento, ma al tempo stesso gli sforzi sono stati vani e la debacle di Google Buzz ha chiudo il capitolo senza risultati di rilievo. Ed il problema è oggi un’urgenza.
È quindi lo stesso Schmidt a ricollegare i fallimenti di Google nel social networking ed il suo abbandono della posizione di CEO, il che sembra sottolineare l’importanza del settore per un gruppo che, come Google, intende mantenere e rafforzare la propria leadership sul mondo online.
Da parte sua Google si sente oggi parte di un quadrumvirato di aziende che controllano l’innovazione. Il gruppo di Mountain View, secondo l’opinione di Schmidt, opera al fianco di Facebook, Apple ed Amazon nella ricerca di un futuro da cui Microsoft è ad oggi tagliato fuori: ancora ancorato su Office e Windows, il gruppo guidato da Steve Ballmer non sarebbe riuscito a cogliere il senso dell’innovazione e nemmeno il successo della Xbox sarebbe in grado di proiettare l’azienda di Redmond verso l’inizio di una nuova giovinezza.
Poche le parole dedicate all’accoppiata Microsoft/Nokia, e soprattutto nessun giudizio particolare. Schmidt, piuttosto, esprime il proprio rammarico per aver perso l’opportunità di entrare in partnership con l’azienda europea, ma lascia la porta ancora una volta aperta: non sarà questione immediata, forse, ma se l’avventura con i Windows Phone non dovesse andare a buon fine per Google potrebbe improvvisamente riaprirsi una ghiotta opportunità.
Un’ultima stilettata a Microsoft è in termini di sicurezza: se un utente vuole un dispositivo sicuro, tra i Mac ed i Pc deve oggi scegliere un Mac. Senza dimenticare i Chromebook, l’orizzonte a cui Google sta guardando e che nel prossimo futuro proporrà in alternativa tanto della mela di Cupertino quanto delle finestre di Redmond.
Ed infine un’ultima certezza: Schmidt non è più CEO, ma non lascerà comunque Google. Il “fantamercato” scatenatosi attorno al suo nome è destinato pertanto a finire all’istante, perché le sue parole sono oltremodo determinate: al suggestivo «rimarrai fino alla morte», Eric Schmidt ha risposto lasciato intendere che potrebbe anche andare oltre.