Pochi giorni dopo essere intervenuto per spiegare come i dispositivi mobile stiano letteralmente rivoluzionato il mondo, Eric Schmidt torna a parlare di un argomento già affrontato più volte in passato: la difficoltà nel mettere i servizi di Google a disposizione degli utenti nei paesi sottoposti a censura, Cina e Corea del Nord in primis. L’occasione è il World Economic Forum di Davos, in Svizzera.
Il chairman di bigG ha parlato soprattutto di come l’azienda intenda sottrarsi dai blocchi imposti dai governi in questi territori: attraverso la crittografia. Senza scendere nei dettagli, Schmidt immagina un futuro in cui accedere al motore di ricerca oppure alla casella email possa essere un’operazione normale, consentita a tutti liberamente. Oggi non è così: Google si è vista costretta a spostare i propri data center a Hong Kong nel 2010, YouTube risulta perennemente offline in Cina e Gmail funziona a singhiozzo.
Sarà possibile, entro il prossimo decennio, utilizzare la crittografia per espanderci in paesi in cui vigono leggi rigide sulla censura… in modo da dare alle persone la possibilità di esprimersi.
I tempi saranno dunque piuttosto lunghi: si parla indicativamente di dieci anni. Ciò nonostante, il problema è serio e va affrontato al più presto, con strumenti efficaci e soluzioni durature, soprattutto per quanto riguarda le attività di spionaggio.
Oggigiorno si ritiene che l’80-85% dello spionaggio industriale avvenga in Cina. È un problema reale. Nessun altro paese si avvicina ad una simile percentuale.
Nel corso dell’intervento si è parlato anche dello scandalo che di recente ha coinvolto la NSA, argomento trattato proprio oggi anche da Tim Cook di Apple. Secondo Schmidt, gli algoritmi e le tecnologie crittografiche impiegate da Google saranno talmente evoluti e complessi da risultare inviolabili anche per gli esperti dell’agenzia che si occupa della sicurezza informatica negli Stati Uniti.