Nel fine settimana Eric Schmidt è salito sul palco dell’evento britannico Hay Festival 2013 per parlare di Internet. Tra gli argomenti affrontati anche quello del tanto discusso “pulsante Canc” per il Web, una sorta di diritto all’oblio che permetterebbe alle persone di salvaguardare la propria dignità eliminando dalla grande Rete tracce di comportamenti discutibili tenuti in passato. Questo, secondo l’ex CEO di Google, sarebbe importante soprattutto per i più giovani.
Per i teenager il Web dev’essere visto come fonte di possibilità, ma anche come un enorme contenitore nel quale finiscono quotidianamente tutte le interazioni con amici, contatti e siti. Queste informazioni saranno conservate negli anni a venire senza che i diretti interessati possano intervenire direttamente per eliminarle o renderle private. In altre parole: un’ingenuità commessa in età adolescenziale potrebbe costare cara in futuro, macchiando per sempre la reputazione di una persona e creando problemi, ad esempio, in ambito professionale.
Secondo Schmidt la società ha sempre adottato mezzi adeguati per condannare gli errori dei più giovani, in modo da renderli responsabili per le azioni commesse e consentire loro di crescere. In futuro, se le dinamiche della grande Rete non cambieranno, potrebbe essere impossibile lasciarsi alle spalle i propri errori. Il problema esiste, la questione è delicata: Google ha tutte le carte giocare un ruolo importante nelle decisioni prese sul tema, ma di certo non spetta solo al motore di ricerca trovare un modo per rendere il “diritto all’oblio” qualcosa di reale e concreto.
Nel suo intervento il chairman di bigG ha parlato anche delle strategie messe in campo dall’azienda per quanto riguarda il pagamento delle tasse, oggetto di pesanti critiche nei mesi scorsi. Il suo parere resta in linea con quanto già espresso dai vertici societari, continuando a difendere le decisioni prese e smentendo ogni voce su possibili pratiche scorrette.