Non sono tante le compagnie, di qualsiasi settore, a poter dire di aver spento cento candeline con un business nel nostro paese. I motivi sono tanti, fra tutti le note difficoltà economiche che hanno spinto, oramai qualche anno fa, tante multinazionali a ridurre il proprio operato in Italia, se non a concentrarsi direttamente all’estero con uffici e dipartimenti.
E invece no, un gigante della tecnologia e delle reti come Ericsson festeggia in questi giorni la sua presenza centenaria nello stivale, spesa in gran parte per rinnovare le telecomunicazioni nazionali e le modalità di accesso a servizi connessi. Basti pensare che gli ultimi 40 anni della storia del gruppo hanno visto crescere team di esperti nell’R&D, con un focus sulle innovazioni possibili da portare a imprese, industrie e utenti finali, sfruttando le capacità dei network di nuova generazione. Come ci ha spiegato Federico Rigoni, Amministratore delegato di Ericsson in Italia:
La nostra presenza in Italia può essere collegata a quella dello sviluppo delle reti in tutta la nazione. Non a caso, siamo stati i primi a parlare di 5G, quando il termine era ancora sconosciuto ai più, realizzando esperimenti concreti, che presto potranno dare beneficio a tutto il paese. Attualmente abbiamo sul territorio tre centri di R&S, connessi ad altrettanti istituti universitari. Per noi è infatti fondamentale accompagnare la ricerca della compagnia alla formazione di quelle persone che, con il 5G, lavoreranno, fruiranno di contenuti, vivranno nuove esperienze. Siamo davvero entusiasti del fatto che con un certo anticipo l’Italia entrerà nell’era del prossimo standard. Prima si parlava di 2020 ma oggi sappiamo che già durante il 2019 avremo a disposizione applicazioni reali basate sul protocollo. Quello che vediamo avvicinarsi è solo uno spunto di ciò che il 5G potrà darci, in termini di funzionalità applicative ma dietro c’è un mondo da scoprire e un futuro da costruire.
Restando in tema 5G, i campi di adozione principali visti da Ericsson sono sicuramente quello dell’Industry 4.0 ma anche di settori molti vicini all’utente finale. Pensiamo alla guida autonoma e alle smart city ma pure all’automazione di certi ambiti legati alla salute e all’healthcare, ad esempio la robotica e la prevenzione. Insomma, non c’è segmento che, in un modo o nell’altro, resterà escluso dalla rivoluzione che ci apprestiamo a vivere.
È ufficialmente partito l’#EricssonDayItalia. Setting the future for the next 100 years: VR Gaming.#Ericsson100anni #IoT #5G #ICT #Milano pic.twitter.com/5aHZVDeTBw
— Ericsson Italia (@EricssonItalia) October 24, 2018
Come nasce
La storia di Ericsson in Italia inizia nel 1918, quando si contava un telefono ogni 500 abitanti e per comunicare da una città all’altra serviva passare da un centralino. A quell’epoca, la compagnia entrava in un mercato acerbo, investendo i primi capitali in Fatme (Fabbrica Apparecchi Telefonici e Materiale Elettrico), un piccolo stabilimento di materiali telefonici ed elettrici situato nel sobborgo romano. Con la cessione ai privati del servizio telefonico sul territorio nazionale, Ericsson (tramite la SET di cui è proprietaria la FATME) apre una fase di crescita degli investimenti, che consente una netta innovazione degli impianti, che passano da manuali ad automatici.
Passi evolutivi
Dopo la rete fissa, Ericsson si affaccia al panorama mobile con la tecnologia Tacs, che entra in funzione a inizio del 1990 in tutte le città che avrebbero ospitato i campionati del mondo di calcio (Italia ’90) e su tutte le autostrade che collegavano le città tra di loro. Nel 1992 arriva il GSM, nel 1996 la scheda prepagata e nel 2003, primi nel mondo, la rete UMTS. Sembra passato un secolo, ed effettivamente è così.