"La sua uscita è per i videogiochi l’equivalente del terzo espisodio
del Signore degli Anelli" (BBC). "Nel 1993 sei ragazzi ebbero
un incubo digitale che ha cambiato la cultura. Ora quell’incubo sta per diventare
ancora più terrificante" (Time Magazine). Che Doom 3 sia l’evento
dell’anno per schiere di videogamers così come per siti e riviste specializzate,
è scontato. Che il suo esordio sia salutato con tanta enfasi dai media
mainstream non lo è altrettanto. Eppure, così è. E i motivi
non sono difficili da capire.
Il terzo episodio del gioco di id Software, ha fatto la sua comparsa sugli
scaffali americani il 3 agosto; il 13 agosto l’esordio in Gran Bretagna, intorno
al 20 in Italia. Per il momento verrà distribuita solo la versione per
PC, più tardi quella per la xBox di Microsoft. Arriva al termine di 4
anni di sviluppo e sin dalle prime recensioni è stato salutato come
una vera pietra miliare, una di quelle creazioni che fissano i canoni di
confronto su grafica, realismo, giocabilità, coinvolgimento emotivo ottenuto
con l’uso magistrale di luci, ombre, suoni. Tutto ha un costo, ovviamente, e per
godere davvero della bellezza del gioco bisognerà dotarsi di una macchina
ben equipaggiata: i requisiti consigliati parlano di una CPU Intel a 1,5/2Ghz
CPU o di un AMD 2500+, 512Mb di RAM, 2Gb di spazio sul disco, un Radeon 9700 o
una nVidia GeForce4 ti4600 come motore grafico, un bell’impianto audio surround
5.1. Ma si sa, nei giochi più è meglio, per cui chi lo ha provato
parla di prestazioni davvero ottimali con CPU a 3Ghz e 1Gb di RAM, avendo magari
a disposizione una scheda grafica nVidia 6800 o un ATI X800XT.
Dopo aver rivoluzionato il mondo dei videogames con l’introduzione della profondità,
della terza dimensione, della vista in prima persona, ma anche del gioco online,
John Carnack (il creatore di Doom) ha puntato molto, con questa release,
alla cura dei dettagli grafici. Una cura quasi maniacale, che lo ha portato per
quattro anni a studiare l’ottica e ad esplorare tutte le possibilità per
riprodurre in un mondo virtuale i giochi di luce e riflessi del mondo reale. Un’attenzione,
questa per la luce, che paradossalmente contrasta con un’ambientazione quasi sempre
cupa e buia. Del resto, la trama prende le mosse dal riemergere delle forze infernali
scatenate da un esperimento mal riuscito operato sulla base marziana della Union
Aerospace Corporation.
A turbare l’atmosfera di trionfo annunciato, quella che per certi versi può
essere considerata una non notizia. Copie del gioco circolano sui circuiti
P2P e su diversi newsgroup, in anticipo rispetto all’uscita ufficiale. Su alcuni
forum si parla anche di copie false, con indicazioni precise su come distinguerle
dall’originale. Non è la prima volta che accade e non sarà l’ultima.
Già altri giochi pluripremiati avevano subito la stessa sorte. Il problema
è che non si può sviluppare un videogame in un bunker o su Marte.
Copie di prova circolano sempre, siano esse preview per esposizioni come l’E3
Expo o versioni girate ai produttori hardware per valutare prestazioni e compatibilità.
Un paio di anni fa, ad esempio, si fecero insistenti le voci su una prerelease
di Doom scappata di mano a qualcuno della ATI. Il danno stimato, al momento, è
di circa 3 milioni di Euro.