Nel luglio del 1982, circa un mese dopo il debutto cinematografico di E.T., l’Atari ottiene la licenza per la realizzazione dell’omonimo videogioco, prevedendone l’uscita nel periodo natalizio dello stesso anno.
Tuttavia, il titolo in questione non ottenne affatto il successo sperato: anzi; ancora oggi, dopo oltre 25 anni dal suo debutto commerciale, viene da molti ricordato come uno dei peggiori videogiochi della storia.
Le cause di un tale insuccesso sono state diverse.
Innanzitutto, in opposizione alle alte aspettative dei consumatori, furono previste tempistiche decisamente limitate per lo sviluppo del videogioco E.T.
La programmazione fu affidata a Howard Scott Warshaw, tra l’altro uno fra i più ingegnosi dipendenti Atari: egli, però, disponeva di sole 5 settimane per realizzare il videogioco e, tanta fretta gravò enormemente nella sua messa a punto.
Il risultato fu un videogioco confuso, mal strutturato, dove la giocabilità risultava decisamente compromessa da una grafica poco intuitiva.
Lo scopo del gioco, in modo del tutto analogo alla pellicola originale, consiste nel recuperare i pezzi di telefono sparsi nelle varie schermate, quindi mettersi in contatto con l’astronave che porterà a casa il nostro extraterrestre.
Il giocatore, però, si imbatte in una serie di elementi macchinosi; le icone che indicano le abilità di E.T sono poco chiare, così come le ambientazioni, che risultano caotiche e poco curate.
Sebbene il numero di vendite fu inizialmente abbastanza elevato, il videogioco di E.T. fece perdere ad Atari milioni di dollari: oltre al colossale investimento iniziale (la licenza costò alla casa produttrice circa 20-25 milioni di dollari), Atari si trovò a dover rimborsare la maggioranza degli acquirenti, scontenti di un titolo così deludente e mal realizzato.