L’agenzia Reuters sostiene che Bruxelles vorrebbe indagare sulle compagnie cinesi Huawei e ZTE accusate di utilizzano in maniera scorretta le sovvenzioni statali per portare sul mercato prodotti a prezzi inferiori rispetto a quelli offerti dalle aziende europee. Lo scontro è fra titanti, perché i due colossi cinesi sono implicati in affari enormi, legati anche alla tecnologia. E qui sta il problema.
Per aprire una causa contro Huawei e ZTE la Commissione Europea dovrebbe avere sul tavolo il reclamo di almeno una delle aziende del vecchio continente, come Ericsson, ad esempio. La procedura prevede che la Commissione adisca in nome dell’azienda. Ma si aziende disposte a metterci la faccia non ce ne sono. Pur lamentandosi dietro le quinte della politica europea, è più forte il timore che un eventuale reclamo possa bloccare l’attività dell’azienda in Cina.
Se infatti il rapporto direttamente industriale non è mai sbocciato – come invece nel caso dei produttori americani, basti pensare alla Apple – e teoricamente un’azienda tecnologica europea potrebbe scontrarsi contro un produttore cinese senza vedersi chiudere molte fabbriche, è vero che la Cina è anche un mercato da invadere.
In questo doppio rapporto si snoda la complicata azione dell’Europa che, come spesso le capita, resta a guardare. A meno che non decida, forzando un po’ la sua natura, di agire da sola dopo aver raccolto delle evidence. La decisione spetterà al commissario Ue al commercio, il tedesco Karel De Gucht, che nella prossima riunione di Dublino discuterà coi ministri dei paesi membri della questione.
Stati Uniti e Australia hanno già escluso i prodotti della Huawei dai loro mercati, perché considerati poco sicuri. Queste società, infatti, sono specializzate in infrastrutture wi-fi, telecomunicazione, reti consumer (ma producono anche molti device a basso costo, a partire dagli smartphone), che però hanno dato qualche problema di incursione. I cinesi, dal canto loro, sostengono che i prezzi vantaggiosi sono dovuti alla produzione a basso costo e all’innovazione, e che rispettano le leggi internazionali e i criteri di sicurezza.