Tutto parte dall’Italia, ma l’Europa si è dimostrata ricettiva e pronta ad agire: se il mondo del malaffare ha realmente spostato sul VoIP le proprie attenzioni, allora è sul VoIP che le autorità debbono poter agire per intercettare le comunicazioni utili ad incastrare responsabili e criminali. In Italia il dito è stato puntato su Skype, leader incontrastato nel settore. A livello europeo l’accusa sembra maggiormente orientata all’intero settore, ed un comunicato ufficiale preannuncia una azione congiunta destinata a coinvolgere tutti i paesi membri.
Le sollecitazioni al fine di una maggiore apertura dei sistemi giunge nel caso italiano dal massimo rappresentante della Direzione Nazionale Antimafia, Piero Grasso. A raccogliere l’invito è Eurojust, l’elemento deputato alla coordinazione delle indagini e delle azioni giudiziarie a livello europeo. Spiega il comunicato diramato «Eurojust sarà disponibile per assistere le autorità e le azioni di legge di tutti gli stati membri. Eurojust, nella sua funzione coordinatrice, propone di aggirare gli ostacoli tecnici e giuridici alle intercettazioni sui sistemi di telefonia su internet».
Eurojust, insomma, intende procedere. Quella che è iniziata come una campagna tutta italiana, nata nel contesto propositivo di una serie di norme sempre più stringenti anche e soprattutto per quanto concernente il mondo del web, passa ora nelle mani di una task force europea alla guida della quale è stata messa l’italiana Carmen Manfredda.
Negli Stati Uniti il problema sarebbe risaputo, ma fino ad oggi la pur già severa National Security Agency (NSA) non aveva mai agito con tanta radicalità. Joannes Thuy, portavoce Eurojust, spiega che in passato Skype non avrebbe voluto collaborare con le autorità e questo potrebbe portare presto allo scontro. Oltre ad una collaborazione di facciata, infatti, Skype dovrebbe fornire agli inquirenti anche le istruzioni tecniche per procedere alle intercettazioni, cosa oggi resa difficoltosa dalla natura stessa della telefonia praticata tramite il client.