È proprio vero: a volte non dare tempo ai politici di pensare alle risposte fornisce idee più interessanti. In una intervista di soli cinque minuti catturata dalla BBC al Commissario europeo dell’agenda digitale Neelie Kroes è emersa un’immagine che vale più di tante parole: il «continente di silicio».
Già, perché limitarsi a invidiare la famosa valle californiana oppure tremare al solo pensiero della crescita cinese? Secondo la combattiva politica olandese, già alla concorrenza (incarico che in precedenza fu dell’attuale Presidente del Consiglio italiano) dove ha portato a conclusione la supermulta contro la Microsoft e dal 2010 incaricata di occuparsi dell’Agenda Digitale europea, il vecchio continente ha una visione troppo modesta.
Siamo troppo modesti. Lo dico sempre quando incontro i colleghi dell’Asia centrale, della Repubblica Popolare Cinese: siamo forse meno intelligenti, meno portati per la ricerca, meno innovativi? Loro rispondono sempre: “Assolutamente no!” Sono affascinati dal nostro continente.
Che questo fascino somigli, forse, anche all’appetito, è un altro discorso, ma per la Kroes è venuto il momento di abbandonare l’idea di emulare gli altri e di trovare piuttosto la propria strada. Poco incline alla diplomazia e sicuramente incapace di ragionare in modo circoscritto (siede pur sempre in alcune delle multinazionali più ricche del pianeta, compresi produttori di armi, ed è al 54esimo posto della classifica delle donne più potenti del mondo), “Steely Neelie” – come la chiamano un po’ sarcasticamente nei palazzi di vetro di Bruxelles – vorrebbe che menzionando l’innovazione digitale non si citassero soltanto i soliti noti.
Per farlo, però, bisogna puntare su ciò che sappiamo fare bene, perché anche l’Europa ha le sue eccellenze: nanoelettronica, microelettronica, ad esempio, ma soprattutto un mercato di 27 paesi che può contribuire a premiare i prodotti in un’ottica diversa da quella attuale: l’iPad è americano, prodotto in Cina, ma il mercato delle applicazioni europee è fiorito come nessun altro e da qui al 2015 ci sarà bisogno di 700mila competenze informatiche. Nel continente malato di disoccupazione. Quindi, niente paura delle innovazioni degli altri: l’innovazione non ha confini, tanto meno quelli europei.