Una maxi-retata è scattata in tutta Europa per fermare centinaia di persone che stavano tenendo sotto scacco migliaia di sfortunati, vittime dei soprusi di chi, tramite un pericoloso attacco informatico, ne aveva preso in ostaggio il pc e i dati ivi conservati. Europol ed Eurojust hanno collaborato nel portare avanti l’operazione, durata circa 48 ore e con la quale si è arrivati ad una (si auspica definitiva) stroncatura di un sistema particolarmente insidioso di minacciare persone private per mezzo del loro strumento informatico principale di accesso alla rete.
Al centro dell’intera operazione v’è il virus BlackShades.
16 le nazioni coinvolte: Italia, anzitutto, ma anche Francia, Germania, Regno Uniti, Stati Uniti, Svizzera e altri ancora in ogni angolo del mondo. BlackShades consente a chi ne fa uso di infettare un client remoto, prendendone il pieno controllo e potendo così accedere a immagini, documenti privati, cronologia di navigazione, dati personali ed altro ancora. Il software è in vendita, consentendo così a chiunque di poter intraprendere tale attività illecita nel tentativo di estorcere denaro alle vittime del malware: a questi ultimi era infatti richiesto un vero e proprio riscatto per la “liberazione” del pc e dei dati ivi contenuti.
359 abitazioni perquisite, 1100 strumenti di storage sotto sequestro, oltre 80 arresti: sono questi i numeri che racchiudono le dimensioni e la portata dell’offensiva lanciata dalle autorità all’industria del malware BlackShades. Secondo quanto comunicato dall’Europol, un solo fermato (in una operazione antecedente, sulla base della quale è stata costruita l’offensiva delle ultime ore) aveva sotto scacco oltre 2000 vittime, il che proietta a decine di migliaia di infettati la portata della minaccia del pc sotto sequestro.
Troels Oerting, Head of the European Cybercrime Centre (EC3), ha spiegato come l’operazione sia chiaramente significativa di come l’interpolazione delle varie forze dell’ordine locali sia un elemento strategico fondamentale per poter combattere fenomeni per loro natura transnazionali, portando così a termine in breve tempo e con efficacia operazioni necessarie ad esempio per la lotta al cybercrime. L’Europol ricorda inoltre come nessuno possa sentirsi al sicuro quando agisce sul Web, né l’utente privato, né il criminale: il primo deve sapersi tutelare con gli strumenti e la nozionistica adeguati, mentre i secondi debbono sapere che le autorità hanno ormai strumenti e protocolli a sufficienza per poter agire con forza anche su larga scala.