Sono stati pubblicati di recente i dati dell’ultima analisi di Eurostat, relativa all’uso e alla penetrazione della connettività ad internet nei tanti paesi dell’Unione Europa.
Ebbene l’Italia è solo diciottesima per popolazione collegata ad internet e ventiduesimi per quella connessa alla banda larga. Il dato è più grave del previsto. Certo, non ci si aspettava un’Italia a livello di Regno Unito e Olanda, ma neppure ci si attendeva un risultato così negativo.
In particolare, mentre la media Europa di connessioni ad internet passa dal 49% al 59%, l’Italia passa dal 40% al 43%. Ancora: se l’Europa porta la banda larga dal 30% al 42% l’Italia passa dal 16% al 25%.
Dati davvero desolanti che non sono altro che una prova del nove per chi, occupandosi di questi argomenti tutto l’anno, ha un po’ sotto controllo il polso della situazione. Internet e in generale le nuove tecnologie non vengono prese in considerazione nel nostro paese, ma anzi vengono demonizzate e guardate con sospetto, come i recenti casi di cronaca insegnano.
Non vale neppure la tanto antica quanto banale obiezione che il nord europa è ben cablato e tutti usano internet perchè il tempo è sembre brutto, mentre nel bel paese la gente va in giro anzichè stare chiusa in casa davanti al pc. A parte il fatto che un atteggiamento del genere lascia già di per sé intendere un errato approccio al mezzo tecnologico, visto come scappatoia per popoli sfortunati, è comunque un’analisi del tutto errata, tanto è vero che la latinissima e soleggiatissima Spagna (peraltro partita in posizione di svantaggio rispetto a noi) ci batte pesantemente anche su questo fronte.
Sarebbe quindi ora di un drastico cambio di direzione che, come dico sempre, non deve essere pilotato né da forzature normative né da immensi investimenti infrastrutturali: il cambio deve essere culturale. Quando la cultura generale sarà pervasa dall?ovvia (per me) constatazione che di internet non si può più fare a meno, allora si potranno fare anche altri discorsi connessi (leggi, infrastrutture, ecc.), ma prima di tutto occorre una presa di coscienza.