«Internet Explorer può rendere insicuro il vostro computer. Perché non passare ad un altro browser?» Prosegue senza soste la campagna contro il browser di casa Microsoft, accusato da più parti di rendere la navigazione in Internet meno sicura. Da Venerdì è online il sito Browse Happy, nato per divulgare i motivi che rendono meno sicura una navigazione in rete con Internet Explorer.
Il sito propone storie reali scritte da persone che hanno accettato di pubblicare la loro esperienza di navigazione senza Explorer. Chi vuole può inviare le proprie vicende attraverso un form di registrazione. Pagine di istruzione sono dedicate a come scaricare e intallare quattro browser alternativi: Opera, Firefox, Mozilla, Safari, tutti considerati migliori del navigatore di Redmond.
Il sito è promosso dal Web Standards project che ne giustifica la pubblicazione con il ritardo con cui Internet Explorer risponde alla comunità degli utenti. «Microsoft – scrive il Wasp – ha annunciato che le maggiori novità di Internet Explorer dovranno attendere il rilascio del prossimo sistema operativo Windows, programmato lontano negli anni».
La prossima versione del browser Internet Explorer sarà rilasciata in concomitanza con la comparsa di Longhorn, il sistema operativo di prossima generazione programmato per il 2006. Troppo tempo, fanno notare i responsabili del progetto Web Standards. La versione 6 di Explorer, quella che tuttora utilizziamo sui nostri computer, risale all’Ottobre 2001. Rimaneggiata più volte con il Service Pack 1 e 2 di Windows, conserva tuttavia la struttura e problemi del primo rilascio.
«Internet Explorer – scrive oggi il Web Standards Project –, una volta la crema dei browser, è ora un problema». Nessun pregiudizio verso il browser di casa Microsoft, ma il Web può diventare «un posto sgradevole» per gli utenti che lo utilizzano.
Mozilla, Firefox, Opera e Safari, i browser alternativi promossi dalla campagna Browse Happy, godono invece di continui aggiornamenti che ne rendono sempre più sicura l’adozione e sempre più facile l’uso. Nel tempo che teoricamente intercorrerà fra il rilascio di Explorer 6 e quello del futuro “Explorer 7”, Microsoft aveva, a metà degli anni ’90, bruciato le tappe. In quei cinque anni, tra versioni beta e aggiornamenti, il team di Redmond aveva prodotto oltre 15 versioni, tra le quali la rivoluzionaria 5.5 che aveva assestato il colpo definitivo alla concorranza, spianando la strada al monopolio dei prodotti con la finestrella.
Lo stesso Web Standards Project, nel dicembre 2001, aveva cessato le proprie attività constatando come nei browser di ultima generazione (Explorer 6, Mozilla e Opera 6) gli standard del Web fossero tutti generalmente ben supportati. Allo stesso tempo tuttavia, Jefry Zeldman, co-fondatore del progetto nonché ammirato web designer, aveva sentito il bisogno di scrivere sul suo Blog che «una volta che sei dentro la “divulgazione degli standard” ci sei per tutta la vita».
Ora la prospettiva cambia: i ritardi nel rilascio di nuove versioni, la sicurezza mancata, il monopolio di fatto sul mercato dei browser, hanno spinto il Web Standards Project a questa nuova campagna che vorrà essere non solo diretta agli utenti, ma soprattuto agli sviluppatori di casa Microsoft, quelli che realmente possono agire sul codice, sulle prestazioni, sulla sicurezza del browser.