Cambiare il mondo con il cambiamento del cibo. Da tre giorni si parla di questo a Seeds&Chips, dove si confrontano esperti internazionali, esperienze politiche e d’impresa, e anche startup portatrici di idee tanto innovative da lasciare a bocca aperta e non certo solo per mangiare un boccone. Stampanti al cioccolato, touch screen coi quali passare dalla composizione di una ricetta all’ordine del piatto perfettamente cucinato, big data per la salute, contro lo spreco alimentare. Il food tech è senza dubbio un tema indovinato, ma è anche l’ispirazione del padiglione americano all’Expo, dedicato al food 2.0 e che ospiterà un hackathon di startup.
Nel giorno non proprio esaltante della notizia che il padiglione Italia non sarà completato per il taglio del nastro a Expo 2015 il 1° maggio, la presenza a Seeds&Chips di Doug Hickey, commissario generale dell’Usa Pavilion, ha dato ancora più corpo alla sensazione che ci sono paesi decisamente più ispirati e avanzati. Compresi gli Stati Uniti, che sono venuti in Italia per raccontare come gli americani non mangiano più solo fast food, ma è il paese del boom degli chef, dello street food, del cibo 2.0, e che può dare il suo contributo a risolvere il problema dei problemi: come nutrire 9 miliardi di persone nei prossimi anni.
Del padiglione, in realtà, poco ha rivelato Mitchell Davis, il suo responsabile, se non che sarà diviso in due parti, una sul cibo e una sulla tecnologia, idealmente collegate da uno spazio di condivisione che è anche luogo della discussione sulla necessità di unirli. Numeri da campioni, ovviamente, con la parete di 15 metri X 100 in grado di produrre 600 kg di cibo nei sei mesi dell’esposizione, sei Food Truck (vera moda negli states), un ristorante presso la Galleria Vittorio Emanuele dove Cracco e Bottura interpreteranno alcuni piatti americani. Lo spirito del padiglione, però, è altrove, nell’idea di creatività. Per questo, l’anteprima del padiglione è stato connesso con Feed Accelerator, un programma di accelerazione supportato da Microsoft, aperto da oggi.
Does your team have an innovative #foodtech idea ripe for @FeedAccelerator? Apply today!http://t.co/MY0LFeh5v1 pic.twitter.com/pNWjFx9MBd
— USA Pavilion 2015 (@USAPavilion2015) March 28, 2015
I pitch per l’acceleratore Expo-americano
Di fronte alla giuria italiana e americana composta da Jan Jalman, del programma di accelerazione del padiglione, Daniele Pagani di Microsoft Italia, Danielle Gould di Food and Tech Connect, Jacopo Muzina di Copernico e Marco Gualtieri di Seeds&Chips, si sono presentate 16 startup, ognuna con un pitch di 120 secondi, per guadagnarsi un pass privilegiato alle semifinali della competition di Microsoft. Una performance di idee innovative sui tanti settori del food che alla fine ha premiato due realtà: um.ai e MintScraps. Hanno convinto l’uso dei big data del primo e l’intelligente soluzione contro lo spreco dei ristoranti del secondo. Ma anche tutte le altre startup (ospitate negli stand del salone) hanno sorpreso la platea e varrà la pena raccontarle in altre occasioni; di una di queste Webnews ha già parlato, si tratta di Jellyfish, la serra galleggiante modulare nata nell’Università di Firenze.
Le due startup avranno occasione di confrontarsi già nelle semifinali della competizione che fornirà, alla fine, a 8-12 imprese innovative una serie di workshop, seminari, conferenze e dibattiti con docenti ospiti e mentor. Inoltre, le squadre si sfideranno in hackathon per creare nuove soluzioni basate sulla rete a specifici problemi. L’acceleratore si avvierà con un programma automatico virtuale per le squadre selezionate da luglio ad agosto, più un acceleratore fisico nel mese di settembre a Milano, ospitato presso Copernico.