Una certezza di tutte le analisi del mercato del lavoro è quella per cui la figura dello sviluppatore sarà sempre più cercata e ambita negli anni a venire. Succedeva per molti versi già negli anni ’90, quando fu chiaro a tutti che la rivoluzione informatica avrebbe capillarmente permeato ogni strato del mondo produttivo. Chi a quei tempi trovò una propria posizione grazie alle proprie capacità, ha poi cavalcato l’onda lunga della digitalizzazione fino ai primi anni del nuovo millennio. Poi qualcosa è cambiato. Tutto ha iniziato ad accelerare. La rivoluzione mobile ha sovvertito gli ordini e rilanciato la sfida. Oggi la transizione ha messo in tavola nuove carte e il mercato è in cerca di attori capaci di giocarle al meglio: di questo abbiamo parlato con Fabio Santini, Direttore della Divisione Developer Experience and Evangelism in Microsoft.
Da oltre un decennio nel mondo degli sviluppatori, Santini ha visto da vicino tutte le fasi di questa grande trasformazione e il suo è pertanto un punto di vista privilegiato sul passato e sul futuro della professione: ne abbiamo parlato con lui per capire cosa sia successo in questi anni e, soprattutto, cosa stia per accadere. E dove si celino le migliori opportunità.
Fabio Santini: i developer di ieri, di oggi, di domani
Come è cambiata la figura dello sviluppatore nell’ultimo decennio?
Nell’ultimo decennio è successo qualcosa di molto importante, che ha portato verso una “normalizzazione” del mondo dello sviluppo. Soltanto una decina di anni fa si era ancora in un mondo dove la ricerca e l’applicazione dei singoli sviluppatori portavano a risultati di grande prestigio e di grande specializzazione. Oggi quello del developer è invece un lavoro ampiamente diffuso, in un quadro generale quadro generale dove la complessità è aumentata notevolmente. C’è stato un appiattimento verso il basso: il gap tra le figure di alta qualità e quelle di media qualità si è allargato, la forbice ha fatto emergere i grandi talenti e ampliato in maniera significativa la base di una piramide che raccoglie oggi un grande quantitativo di sviluppatori. Questi ultimi possono oggi, grazie a tecnologie più semplici, sviluppare diverse applicazioni e soluzioni. Per molti versi si tratta di un fenomeno che va di pari passo con quello delle startup: se un tempo occorreva una azienda per poter sviluppare codice, oggi è sufficiente del codice per poter aprire una azienda e con poche risorse è possibile creare realtà di tutto rispetto.
Soltanto cinque anni fa bastava conoscere pochi linguaggi e poche piattaforme per poter scrivere software di qualità. Oggi linguaggi, piattaforme e database si sono moltiplicati e continuano a spuntare ogni giorno, con sempre maggior specializzazione e frammentazione. Lo sviluppatore non può più legarsi verticalmente e unicamente ad una tecnologia, ma deve coltivare la capacità e la voglia di imparare in modo continuativo, scegliendo via via la strada che offre le maggiori opportunità. Oggi il developer deve far propria una grande agilità, una forte capacità di adattamento e l’intuito necessari per usare la giusta risorsa al momento giusto e nel modo giusto.
E come cambierà dunque la figura dello sviluppatore negli anni a venire?
Siamo entrati in un flusso di innovazione continua. Non nasceranno più i linguaggi universali che hanno scritto la storia recente dell’informatica (PHP, Ruby, Python, C e altri), ma occorre aspettarsi una maggior specializzazione in risposta alla moltiplicazione delle esigenze emergenti. Ci sarà invece forte stabilità in altri ambiti, come ad esempio il cloud, ove pochi grandi attori hanno la possibilità di investire ottenendo infrastrutture all’altezza. Nasceranno sicuramente nuove entità con cui confrontarsi. Una previsione? Ad esempio non esiste ancora un vero database dedicato per il mondo dei video, dunque c’è da attendersi qualcosa in questo ambito entro gli anni a venire. In questa moltiplicazione di possibilità, lo sviluppatore non è più un artigiano del codice, ma un manager in grado di utilizzare le risorse disponibili nel modo più efficace possibile.
Microsoft cosa farà e cosa sta facendo per venire in contro a queste nuove esigenze?
Proprio anticipando questo nuovo orizzonte, Microsoft ha da tempo iniziato un percorso, fortemente accelerato negli ultimi mesi, finalizzato ad un obiettivo chiaro: mettere a disposizione dei developer il miglior ambiente di sviluppo possibile ed il miglior ambiente cloud possibile. Quel che Microsoft vuole offrire sono le risorse che possano rendere il lavoro dello sviluppatore quanto più produttivo. Non si può prescindere dal quadro generale che vede ormai molti attori sul mercato e molte risorse di ogni tipo a disposizione: Microsoft vuole trasversalità e apertura per far sì che, a prescindere dalle scelte effettuate dagli sviluppatori, le risorse del gruppo possano rappresentare la casa ideale dei servizi del futuro.
Si può dire che Satya Nadella sia la figura che incarna questo cambiamento…
L’arrivo di Satya è l’elemento chiave. Oggi il gruppo ha preso una direzione chiara e precisa, prima soltanto abbozzata e con Satya alla guida diventata limpida. Gli annunci degli ultimi mesi sono i primi grandi segnali del cambiamento: dall’ultimo accordo con Red Hat all’arrivo di Office per iPad, passando per strumenti di produttività quali Office e Windows 10, tutto è improntato oggi alla volontà di reinventare. Reinventare il PC, reinventare il cloud, reinventare la produttività. Il mio personale intervento al Future Decoded avrà proprio questa impronta: una rapida fotografia di quel che è successo in questi mesi per introdurre la visione che Satya Nadella porterà sul palcoscenico di Roma per gli sviluppatori italiani.
Il Future Decoded diventa pertanto un appuntamento irrinunciabile…
Questo è certo. Chi vuole avere una vera visione di quel che sta per succedere, e capire quali strumenti utilizzare per migliorare le proprie performance, ha una possibilità unica. I motivi per partecipare sono molti: Satya Nadella, anzitutto, e con lui i prestigiosi speaker internazionali che sono stati previsti per questa grande occasione. Ma alla fine della giornata ci si porterà a casa qualcosa di estremamente nuovo: un’idea, una visione, di quella che è la nuova Microsoft. Perché c’è una nuova Microsoft da raccontare, e sono davvero molte le cose che stanno cambiando.
Per l’occasione abbiamo lanciato l’hashtag #dilloalfuturo per raccogliere l’opinione di quanti vogliano raccontarci la Microsoft che vorrebbero. Qual è il #dilloalfuturo di Fabio Santini? Com’è la Microsoft che vorresti?
Vorrei declinare all’azienda quello che Satya Nadella ha detto in modo significativo quando è stato annunciato Windows 10: non voglio che gli utenti ci scelgano soltanto, ma voglio che tornino a innamorarsi di Microsoft. Questa è una azienda che sta lavorando per tornare a generare passione. Voglio che le persone tornino ad avere gli occhi che brillano quando sentono parlare della visione che il brand trasmette. Passione, questo è quello che vedo e che voglio sempre di più.
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