Una sorta di flash mob su Twitter realizzato da startupper. Detta così, è molto nerd, bisogna ammetterlo, ma l’idea di Michele Vianello di riunire in modo informale al VEGA, il parco scientifico di Venezia da lui diretto, amici e startupper di tutte le provenienze sulla sola base della spontaneità ha forse un po’ liberato l’ambiente, di recente appesantito. Niente premi istituzionali, niente crociere di settimane attorno al mondo. Solo volti, sorrisi, idee, e la promessa di rivedersi.
Condividere e realizzare progetti insieme, riportare al centro di nuovo le persone. Così ha scritto Vianello invitando tutti a partecipare nel suo blog:
Vorrei attraverso questa attività rafforzare lo spirito di collaborazione, far capire che un incubatore è una comunità di persone, far capire chi sono gli startupper, al di là e al di fuori di ogni retorica. Persone normali, che hanno preso il destino nelle loro mani e non lo affidano agli altri.
Detto, fatto. Molti si sono presentati, moltissimi hanno rispettato le regole del gioco: hashtag #faccedastartup, postare una propria immagine e 60 caratteri per presentarsi. E poi… ritwittare senza sosta. Per creare un trend che non fosse, per una buona volta, legato a qualche fandom scatenata.
Stando alla mappa dei trend si direbbe risultato raggiunto. Almeno nella zona, il topic #faccedastartup è stato più forte della quasi insopportabile prevedibilità di Berlusconi atteso alla trasmissione di Santoro su La7. Molti giovani si sono ritrovati all’incubatore di via delle Industrie a Marghera, ed erano i visi di domani che faranno l’Italia di domani, come è stato re-twittato all’ex ministro Corrado Passera, new entry del social network:
@michelevianello cosa ne dicono di #faccedastartup @corradopassera e @corradoclini? qui ci sono i visi di chi farà l'Italia domani!
— emanuela (@manudonetti) January 10, 2013
Uno spunto che potrebbe anche diventare permanente, almeno secondo alcuni, anche se per ora manca un bilancio della giornata, iniziata stamani alle 11 e appena conclusasi. Quel che sembra essere interessante è la modalità informale e la struttura totalmente orizzontale dello scambio di idee: diverso da un talent garden, permanente e basato sul coworking nel tempo, e diverso da un pitch di fronte a una platea. Più simile ai buoni vecchi Barcamp, non-conferenze aperte dove si attaccano biglietti sulle lavagne per assemblare idee senza rigidità precostituite. Insomma, un po’ di sano divertimento – e isolamento – dopo un anno in cui questo termine, startup, è stato strattonato da tutte le parti.