Facebook è stata di recente al centro di una polemica sfociata in un procedimento legale, a causa della violazione dei diritti degli utenti nelle cosiddette Sponsored Stories, ovvero le inserzioni sponsorizzate che compaiono sulla bacheca degli utenti (ad esempio: “A Mario Rossi piace il prodotto XXX”). In altre parole, il social network ha iniziato lo scorso anno a pubblicare pubblicità di questo tipo senza chiedere agli iscritti l’autorizzazione per far comparire il loro nome al fianco di quello di brand, prodotti, applicazioni o servizi.
In agosto il giudice Richard Seeborg aveva respinto una prima richiesta di patteggiamento da parte di Facebook, che si era detta disposta a versare dieci milioni di dollari in beneficenza per terminare la contesa. Con una nuova proposta inoltrata sabato, la società di Mark Zuckerberg raddoppia la posta: 20 milioni di dollari, con gli utenti che possono chiedere 10 dollari ciascuno e il restante devoluto alle associazioni che si occupano di tutelare la privacy in Rete.
Il caso tiene banco dal 2011, con la prima denuncia registrata in California, in quanto la pratica è stata ritenuta in palese violazione delle leggi vigenti nello stato americano. Ad aggravare la posizione di Facebook è stata l’impossibilità, per gli utenti, di ricorrere a qualsiasi sistema di opt-out. In altre parole, dopo ogni “Mi piace” il proprio nome può finire parte integrante di un’inserzione tra le Sponsored Stories. Nel frattempo, in attesa di una nuova decisione da parte del giudice, Facebook continua il suo momento negativo in borsa, chiudendo nella giornata di ieri con un ennesimo ribasso pari al 2,4%.