In un accordo firmato con lo Stato di Washington, Facebook ha accettato di impedire agli inserzionisti la possibilità di creare campagne pubblicitarie che escludano nel targeting gruppi etnici e/o religiosi, con un determinato orientamento sessuale e altre classi protette in determinati settori di adv. La compagnia di Mark Zuckerberg avrà 90 giorni per adeguarsi alle modifiche richieste: i cambiamenti alla piattaforma di advertising saranno implementati in tutti gli Stati Uniti.
Facebook afferma di aver rimosso la possibilità di targettizzare per determinate etnie nel mese di aprile, ma questo accordo implica l’adozione di ulteriori misure per proteggere gli utenti da pratiche discriminatorie. «Apprezziamo l’attenzione del Procuratore generale Ferguson su questo importante argomento e siamo lieti di aver raggiunto un accordo con il suo ufficio», scrive Will Castleberry – vicepresidente della politica locale di Facebook in una dichiarazione rilasciata a The Verge. «Abbiamo lavorato a stretto contatto con loro per risolvere i problemi che hanno sollevato. La pubblicità discriminatoria non ha spazio sulla nostra piattaforma e continueremo a migliorare i nostri prodotti pubblicitari in modo che siano pertinenti, efficaci e sicuri per tutti».
Nello specifico, l’accordo prevede che Facebook impedisca agli advertiser di promuovere alloggi, crediti, occupazione, assicurazioni e attività aperte al pubblico che escludano individui in base alla propria razza, credo, colore, origine, stato militare, orientamento sessuale o stato di invalidità. Il problema è venuto alla luce per la prima volta nel 2016, quando ProPublica ha riferito di essere in grado di creare pubblicità del settore immobiliare che escludessero le persone afroamericane, asiatiche e ispaniche, una pratica che violava direttamente il Fair Housing Act del 1968. Ma lo scorso novembre, ProPublica ha scoperto che poteva ancora acquistare annunci di case in affitto che discriminassero gruppi etnici e religiosi. Così, per adeguarsi, oltre ad aver rimosso la possibilità di indirizzare ads in base a questi gruppi di individui, Facebook ora dà anche un avvertimento sulle pratiche discriminatorie ogni volta che si utilizza lo strumento di targeting (per esclusione) della sua piattaforma pubblicitaria, mostrato di fianco a un link che reindirizza alle relative linee guida.
«C’è ancora molta strada da fare per rendere la piattaforma non discriminatoria», ha detto un avvocato coinvolto in una delle cause contro Facebook. «Questo accordo non fa nulla per fermare altre caratteristiche discriminatorie della piattaforma pubblicitaria di Facebook, incluso lo strumento di pubblico lookalike in cui Facebook identifica utenti demograficamente simili a un pubblico esistente che un inserzionista desidera raggiungere».