La storia è emersa da poche ore e non può che far riflettere: la guerra in atto tra i colossi del Web, infatti, è fatta anche di comunicazione e post, notizie e condivisioni, di tensioni latenti che corrono sul filo dell’informazione. Ma quando i protagonisti e le modalità vengono a galla, il sistema si svela nudo ed impacciato.
Secondo quanto pubblicato dal The Daily Beast, nei giorni passati si è venuto a conoscenza di un gruppo della Silicon Valley che avrebbe assoldato la nota Burson Marsteller (top brand nelle public relation) per screditare Google attraverso storie negative circa l’invasione della privacy da parte del gruppo di Mountain View. Alcuni blogger sarebbero stati sollecitati ad approfondire talune questioni, promettendo di portare i loro scritti su importanti testate. Trattasi di notizie che sarebbero probabilmente finite su pagine del calibro di Politico, Washington Post o Huffington Post, ma che ora probabilmente non potranno più vedere la luce a causa del rumore creatosi attorno alla vicenda.
Rumore che, però, in questa fase viene moltiplicato dal nome del committente della missione: ad assoldare la Burson Marsteller sarebbe infatti stato Facebook, il numero uno tra i social network al mondo. Facebook da parte sua non ha negato ed anzi ha apportato due motivi a sostegno della propria iniziativa: primo, Google non starebbe muovendosi con la necessaria perizia nel mondo dei social network; secondo, Google starebbe tentando la propria scalata al social networking sfruttando informazioni carpite da Facebook.
Affidarsi alla Burson Marsteller per motivazioni di questo tipo significa cercare il colpo grosso nel tentativo di screditare il diretto avversario sul mercato. Se la vicenda viene a galla, però, non solo il risultato non viene raggiunto, ma si rischia anche un pericoloso boomerang.
In ballo c’è il mondo del social networking, quello dell’advertising online e quello delle identità digitali dell’utenza. In ballo c’è molto, tanto da motivare una strategia comunicativa ad hoc non solo per far brillare le proprie qualità, ma anche per eclissare in qualche modo il brand rivale.