Stava progettando un attentato alla sinagoga di Milano e per mettere assieme i tasselli che lo avrebbero portato all’attacco ha pensato di organizzare il tutto via Facebook. Marocchino, 20 anni, è stato però arrestato a Brescia dalla Polizia dello Stato, i quali svelano ora quanto stava succedendo e quale sia stato il pericolo scampato.
«Attraverso le sue eccezionali conoscenze informatiche, il marocchino aveva creato dei gruppi “supersegreti” su Facebook a cui si accedeva solo attraverso un complicato sistema di controlli e passaggi che lo stesso arrestato aveva messo in piedi. In questo spazio virtuale gli iscritti potevano condividere istruzioni sull’assemblaggio di ordigni esplosivi, ricavabili da composti chimici reperibili in commercio, e sull’uso di armi». Come possano essere “supersegreti” dei gruppi su Facebook e quali “eccezionali” conoscenze servano per crearli non è dato sapersi, ma appare chiaro il fatto che il tutto fosse stato posto in essere per lavorare all’oscuro da occhi indiscreti pur operando su di una piattaforma pubblica animata da centinaia di milioni di utenti.
Il ragazzo aveva creato il sistema al fine unico di raccogliere informazioni relative alla costruzione di esplosivi. L’unica regola imposta ai partecipanti era quella di evitare il caricamento di canti religiosi sul social network, ma anche in questo caso non è dato sapersi il motivi di tale indicazione (può essere presumibile però la volontà di evitare materiale che potesse sollevare controlli e sospetti).
Gli uomini dell’Antiterrorismo hanno intercettato un messaggio del giovane in cui parlava di una “missione jihad”.
A conferma delle intenzioni del marocchino, i poliziotti hanno trovato in documento salvato nel suo pc. Vi aveva annotato ogni dettaglio in vista di un attentato alla sinagoga milanese: misure di sicurezza adottate, personale di polizia impiegato, blocchi eventuali e possibili vie di accesso.
Le indagini stanno ora proseguendo per verificare la posizione dei partecipanti ai gruppi “supersegreti”, così da sventrare definitivamente la cellula che il ragazzo aveva costruito attorno a sé ed alle proprie convinzioni.