Il cambiamento annunciato da Facebook circa gli algoritmi di composizione del News Feed ha probabilmente raccolto le attenzioni di tutti i social media manager attivi sul social network. Il cambio è annunciato in pompa magna e con ogni probabilità restituirà le proprie conseguenze nel giro di qualche settimana, ma ci sono aspetti non secondari da tenere in considerazione, effetti collaterali destinati a segnare il futuro della piattaforma.
La novità è quella per cui Facebook darà meno importanza alle Pagine, cercando di restituirne alle persone. Quando ci si collegherà al social network, insomma, sarà più probabile incontrare il post di un amico che non quello di una Pagina che si sta seguendo. Al tempo stesso le Pagine che vorranno ambire a qualche click dovranno trovare il modo di farsi condividere, poiché la condivisione e l’interazione saranno elementi abilitanti in grado di generare visualizzazioni.
Così facendo Facebook spera di spostare gli equilibri con una mossa che ha molti motivi d’essere: anzitutto si scoraggiano le pagine che usano il network semplicemente per condividere contenuti, sfruttando la piattaforma spesso e volentieri come base per lo spam e il click-baiting; inoltre si incoraggia l’upload di contenuti originali, i quali sicuramente generano più coinvolgimento e quindi favoriscono quello che Facebook vede come autentico valore per la piattaforma; infine si incoraggiano le pagine ad investire per comprare visibilità: trovare una vetrina sarà sempre più complesso, mentre l’acquisto può portare all’obiettivo anche con piccole cifre.
La mossa di Facebook ha pertanto una forte logica e non può che favorire gli obiettivi del social network: coinvolgimento, assorbimento di contenuti e monetizzazione. Rimane tuttavia il rischio di effetti collaterali non propriamente positivi.
L’autarchia della condivisione
Il primo è quello di una filter-bubble ancora più chiusa e sigillata. Per “filter bubble” si intende quello che in molti ormai vedono come uno dei difetti più gravi dei social network, ossia l’isolamento degli utenti all’interno di “bolle” rappresentate da cerchie di amici: quel che entra nella bolla è quanto gli amici lasciano permeare. L’isolamento è determinato dal fatto che spesso ci si circonda di persone affini per molti motivi, il che porta de facto a lasciar fuori dal proprio mondo notizie sconvenienti, opinioni differenti e tutto quel che è “diverso”. Meno crescita e meno contaminazione, che con il nuovo News Feed saranno esacerbati: il filtro della bolla si farà ancor più forte, le Pagine faticheranno di più a penetrarla e se per gli utenti l’esperienza sarà più piacevole, nel lungo periodo potrebbe farsi però anche più asettica.
Il secondo è quello di un ciclo vizioso che rischia di innescarsi. Si ponga una pagina A che condivide notizie serie e approfondite, con un tono equilibrato e con approccio distaccato; si ponga una pagina B che condivide notizie superficiali ed eclatanti, sfiorando il gossip e strizzando l’occhiolino alle bufale. La pagina A, lo dicono i fatti, raccoglierà meno interazioni rispetto alla pagina B. Quest’ultima potrebbe pertanto risultare favorita, aumentando pertanto la propria esposizione sul network al cospetto della prima. Il risultato potrebbe essere un News Feed di minor qualità, ma sicuramente adrenalinico e contagioso.
Il terzo è la forzatura a caricare contenuti sul social network a tutti i costi, pena la penalizzazione in virtù di un tasso di coinvolgimento giocoforza inferiore. Facebook ha chiaramente validi motivi per forzare questa dinamica, ma tale forzatura rischia di strozzare un mondo editoriale che si tiene in piedi su delicati equilibri e che sulla scia di un ingenuo entusiasmo potrebbe sbilanciarsi dalla parte sbagliata nel momento sbagliato.
Che ruolo ha la qualità su Facebook? La domanda da porsi è probabilmente questa e il cambio di regole del News Feed impone con maggiorata urgenza questo interrogativo. Gli utenti hanno ovviamente potere sulla propria pagina poiché sulla base delle proprie scelte determinano per buona parte i contenuti che vedranno in futuro: le pagine seguite, le interazioni offerte e la possibilità di calibrare le fonti a cui dare priorità possono incidere fortemente sull’esperienza finale. Ma quanti sanno dell’esistenza di queste opportunità di scelta? Quanti hanno consapevolezza del fatto che il proprio comportamento interagisce con gli algoritmi, dunque il proprio comportamento è parte integrante del “palinsesto” offerto dal network? Quanti operano proattivamente per migliorare la propria esperienza su Facebook invece di subire quanto il network offre? Siccome per buona parte l’esperienza finale è determinata da scelte collettive non consapevoli, il sillogismo porta a pensare che la democrazia degli algoritmi che regolamenta il social network rischi di essere a detrimento, nel lungo periodo, della bontà dell’esperienza. E al fianco di questa meccanicistica democrazia si fa largo un’autarchia della condivisione, ove l’interazione con i post diventa la risorsa ultima in cui si esaurisce il perimetro di ogni singola bolla. Di ogni singola persona.
Per contro va ammesso che Facebook ha talmente in pugno la propria community che, qualunque possa essere il risultati del nuovo News Feed, ci sono ampi margini di manovra per correggere il tiro e ricalibrare la situazione. Dietro ogni algoritmo c’è però un’etica e dietro a una community da oltre un miliardo di persone c’è qualcosa di più di un semplice News Feed: c’è uno dei canali principali per la divulgazione delle notizie tra offerte mainstream e passaparola. Il modo in cui è organizzata la nuova agorà non può che avere seria influenza sulle decisioni e sull’umore dell’agorà stessa. E l’agorà, per chi non se ne fosse accorto tra un like e l’altro, siamo noi.