Se hai partecipato ai primi passi di Facebook e se hai aiutato Barack Obama ad insediarsi alla Casa Bianca (gestendo in prima persona le attività di my.barackobama.com), non conta cosa tu stia per fare: quel che conta è il passato, l’idea, la passione. Per questo Chris Hughes è per certi versi l’anima perfetta per il nuovo progetto Jumo, qualcosa che ad oggi si manifesta come una grande utopia che, attraverso i bit, cercherà nei prossimi mesi la via giusta per arrivare a cambiare la realtà di tutti i giorni.
Chris Hughes (leva 1983) c’era quando Facebook si presentava al mondo come un social network pieno di ambizioni. Chris Hughes c’era quando Barack Obama si presentava al mondo come il primo uomo di colore che voleva salire al comando della nazione più importante al mondo. A distanza di poco tempo tanto Facebook quanto Barack Obama hanno raggiunto il proprio obiettivo e, a modo loro, hanno avviato due paralleli percorsi di crescita di fondamentale importanza. Ma Hughes non ha ancora nutrito a sufficienza le proprie ambizioni. Ed ora Hughes c’è per fondare Jumo, una iniziativa che parte dal non-profit per mettere in contatto persone che hanno in sé la volontà di cambiare le cose.
«Non ci sono soluzioni magiche per le sfide che il mondo incontra. Ma ci sono milioni di persone attorno al globo che lavorano ogni giorno per migliorare la vita degli altri. Sfortunatamente, ci sono altri milioni di persone che non sanno come rendersi utili. Jumo metterà assieme tutti i giorni individui ed organizzazioni per velocizzare il ritmo del cambiamento globale». Jumo si presenta così: vuole mettere in connessione le persone, permettendo così di trovare reciprocamente le risorse necessarie per portare avanti i progetti di cui la società necessita.
Il 15 Gennaio scorso Hughes cercava su Twitter persone in grado di parlare la lingua Yoruba. A distanza di tre mesi ecco annunciato Jumo, il cui significato trae origine proprio da questo idioma. Jumo sarà un sito gratuito che sarà presumibilmente aperto al pubblico (al di là delle scarne pagine attuali di presentazione) dopo l’estate. Grazie a Jumo le associazioni potranno trovare nuove risorse e gli individui potranno mettere a disposizione il proprio tempo, il proprio danaro o le proprie competenze. Da questo incontro dovrà sprigionarsi il valore che Jumo vuol cercare, valore che oggi si perde in seguito alla distanza ed alla difficoltà dei rapporti.
Nel team Jumo vi sono al momento appena tre persone, ma Hughes sta cercando 2.5 milioni di dollari di finanziamento ed ha avviato al tempo stesso la ricerca delle giuste professionalità motivate a collaborare con quella che, ad oggi, è più un’utopia che non una iniziativa. Ma le basi son buone ed il passato è una garanzia: Jumo è qui per restare, per crescere e, ancora una volta, per rivoluzionare.