Facebook ha intrapreso azioni legali contro Steven Richter, Jason Swan e la società Max Bounty, responsabili di aver riempito il social network di spam attraverso offerte ingannevoli destinate all’utenza e per averli incoraggiati a spammare a loro volta.
Secondo quanto è stato diffuso con una nota sul blog di Facebook, i due responsabili e la società avrebbero infatti utilizzato il re dei social network per indurre gli utenti a sottoscrivere abbonamenti destinati al mobile e per offrire prodotti e servizi davvero allettanti (ma inesistenti) quali carte regalo, Apple iPad e altri beni destinati ai consumatori. Una vera e propria truffa, dunque: Facebook sostiene che le azioni di Steven Richter, Jason Swan e Max Bounty abbiano violato varie leggi in vigore nel territorio statunitense e per questo si è reso necessario ricorrere al Tribunale. Per arrivare all’obiettivo, Swan gestiva infatti più di 27 profili falsi, 13 pagine e almeno 7 applicazioni, Ritcher ben 40 profili e 43 pagine false, mentre Max Bounty è accusata di appropriazione indebita del logo di Facebook e di marketing ingannevole.
Non è comunque la prima volta che ai piani alti di Facebook si muovono in questa direzione: quasi un anno fa, la società ha ricevuto 711 milioni di dollari in una sentenza contro Sanford Wallace, il “re dello spam” accusato di aver ottenuto in maniera illecita l’accesso a vari account utilizzati per eseguire attacchi di phishing. Altri 873 milioni di dollari erano stati riconosciuti a Facebook nel 2008 (anche se la vicenda risulta tutt’altro che chiusa), in un’altra sentenza sviluppata attorno alla cosiddetta CAN-SPAM.
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Facebook è intenzionata a lottare con tutte le forze contro spammer e truffatori e con le denunce vuole anche inviare un messaggio agli utenti scorretti, che non sono i benvenuti sul portale. Nel frattempo viene anche colta l’occasione per ricordare a tutti di diffidare dai messaggi e dalle offerte sospette: lo spam è un problema crescente non solo sul social network di Mark Zuckerberg ma su tutto il web. Le iniziative legali che Facebook sta portando avanti sono oggi atti dovuti per fermare la punta dell’iceberg e potrebbero rivelarsi nel tempo come utili deterrenti.