Il social network da 250 milioni di immagini caricate al giorno ha qualche problema a cancellare dai propri server quelle fotografie che gli utenti non vogliono più vedere. L’inchiesta di un sito americano inchioda Facebook alle sue promesse, non ancora completamente mantenute.
Ars Technica ha di nuovo denunciato il fatto: dal 2009 tiene sott’occhio la capacità di eliminare – come dovrebbe secondo le sue stesse regole – le immagini cancellate dagli utenti anche dai propri server. Un concetto non solo tecnico, ma fondamentale per la privacy, perché quando non sono eliminate del tutto, queste foto sono ancora visibili tramite i link diretti.
Dopo aver investigato il fenomeno già nel 2009 e aver ricevuto delle rassicurazioni, il blog ha notato che ancora nel 2012 è possibile ritrovare alcune immagini inserite apposta e poi cancellate: c’è qualcosa che non va. Facebook ha ammesso che il vecchio sistema di cancellazione imperitura delle immagini non funzionava correttamente, e la necessità di spostare su altri sistemi l’archivio sta prendendo molto tempo. Con il fatto, ancora peggiore, che pare ci siano vecchie immagini rimaste nel vecchio mondo: una sorta di girone degli ignavi di utenti sfortunati. Così almeno spiega il portavoce Frederic Wolens:
“Abbiamo lavorato duramente per spostare il nostro archivio di foto verso nuovi sistemi che ne garantiscono la cancellazione entro 45 giorni dalla richiesta di rimozione. Questo processo è quasi completo, c’è solo una piccola percentuale di foto degli utenti ancora sul vecchio sistema in attesa di migrazione. Ci aspettiamo che questo processo possa essere completato entro il prossimo mese o due, a quel punto potremo verificare la migrazione e disattivare tutti i vecchi contenuti.
Tempo due mesi, giurano da Menlo Park, e tutto si risolverà. La promessa non è data soltanto agli utenti o a un blog, è molto importante per la credibilità di una società che si sta quotando in Borsa. Tra i fattori di maggiore rischio individuati nella documentazione rilasciata da Mark Zuckerberg, c’è appunto la possibilità che un mancato rispetto della privacy possa danneggiare l’immagine e comportare forti esborsi. Per quanto multimiliardaria, una società con titoli in Borsa non se lo potrebbe mai permettere senza averne brutte conseguenze.