Ancora guai per Facebook. Un giudice federale degli Stati Uniti ha stabilito che il social network abbia utilizzato in maniera illecita un sistema di riconoscimento facciale sulle foto senza il permesso degli utenti. Il giudice ha così approvato una class action contro la società di Mark Zuckerberg. Questa sentenza è molto importante perché ribadisce come Facebook abbia problemi nel gestire la privacy dei suoi iscritti.
La class action parte dal lontano 2015, quando un gruppo di utenti aveva puntato il dito contro Facebook accusandolo di violare una legge dello stato dell’Illinois sulla privacy delle informazioni biometriche. La violazione farebbe riferimento ad una funzionalità introdotta nel 2011 dal social network e chiamata “Tag Suggestions“. Funzionalità che suggerisce automaticamente agli utenti le persone da taggare all’interno delle foto caricate all’interno della piattaforma grazie proprio ad un sofisticato sistema di riconoscimento facciale.
Il giudice distrettuale degli Stati Uniti James Donato ha stabilito presso la corte federale di San Francisco che una class action è il modo più efficace per risolvere la disputa sui modelli di riconoscimento facciale.
Su questa sentenza, Facebook è intervenuto immediatamente affermando di stare studiando le motivazioni. In ogni caso, il social network ha dichiarato di credere che il caso non abbia alcun merito e che si difenderà vigorosamente.
Sebbene questa class action possa sembrare un problema minore rispetto a quello di Cambridge Analityca, per l’immagine del social network è comunque di grande importanza. L’accusa, sostanzialmente, afferma che Facebook abbia trattato i dati degli utenti senza il loro consenso e proprio la gestione dei dati è la grande problematica che sta colpendo il social network in queste settimane