Facebook potrebbe aver raccolto lungo l’intero 2010 qualcosa come 1,86 miliardi di dollari in pubblicità, 1.21 dei quali provenienti dai soli Stati Uniti. Il social network, quindi, da una parte conferma la forte penetrazione del proprio strumento di advertising, ma dall’altra manifesta anche le immense potenzialità di crescita ancora da sfruttare.
Il social network è partito da una raccolta pari a 0.56 miliardi negli USA nel 2009 per arrivare un anno più tardi ad una cifra quasi triplicata. In un anno, soprattutto, è raddoppiata la quota occupata nell’intero comparto, passando dal 2.4% al 4.7%. In prospettiva ci si attende nel 2012 di vedere Facebook all’8.8% del mercato che significherebbe una crescita costante tale da andare giocoforza ad incidere sugli equilibri del settore dovendo lottare spalla a spalla con colossi come Microsoft e Google (in virtù, però, di un rapporto di partnership privilegiato con il primo).
A livello globale Facebook potrebbe raggiungere nel 2012 quota 5.74 miliardi di dollari di raccolta pubblicitaria, il che stride pesantemente con una prospettiva pari ad appena 156 milioni attribuita a MySpace: il declino del network di Rupert Murdoch è tutto in queste cifre ed il tentativo di cessione palesato in queste settimane potrebbe addirittura rivelarsi tardivo per consentire ancora una minima monetizzazione del network che ai bei tempi dominava incontrastato il settore.
Ancor più importante è la natura degli introiti di Facebook: il social network avrebbe infatti raccolto gran parte dei propri proventi (60%) dalle piccole e medie imprese, estendendo così gran parte della propria fortuna su una miriade di piccoli investitori convinti della bontà del sistema di Zuckerberg. La cosa non solo conferma la bontà del sistema in sé, ma anche la sua capacità di informare e di presentarsi grazie alla presenza capillare del network su un bacino immenso di utenti (oltre mezzo miliardo in tutto il mondo).
La domanda a questo punto è: Facebook vale soltanto 50 miliardi di dollari? C’è chi sostiene che tale cifra sottostimi le reali potenzialità del gruppo ed infatti parte delle azioni starebbe andando via con quotazioni più alte del 50% (con proiezione del valore a quota 70 miliardi).