Dopo le due ore di audio trapelate in cui si sentiva Mark Zuckerberg parlare a ruota libera coi dipendenti, il CEO di Facebook ha deciso di dimostrare di non avere nulla da nascondere, trasmettendo in diretta live il Q&A coi dipendenti direttamente sulla sua pagina personale, seguita tra l’altro da milioni di persone.
Tra i vari temi è emerso uno riguardo una situazione molto difficile a cui è stata recentemente posta Facebook: la sentenza della Corte di Giustizia europea che obbliga di fatto Facebook a rimuovere globalmente i contenuti giudicati illegali anche se la richiesta viene fatta da un singolo Stato. Facebook attualmente soddisfa le richieste legali per rimuovere i contenuti che violano le leggi di una nazione, ma questi stessi contenuti sono comunque visibili globalmente se il post non viola i suoi standard della community.
La sentenza invece dice in sostanza che se un singolo Stato europeo richiede la rimozione di un contenuto, questo deve essere rimosso in tutto il mondo. Zuckerberg ha spiegato che Facebook ha già “combattuto con successo” in passato richieste di rimozione eccessivamente ampie. Ha anche osservato che “i dettagli su come questa sentenza verrà attuata dipenderà dai tribunali nazionali in tutta Europa“.
Il CEO ha comunque promesso battaglia, anche dal punto di vista legale, se avverrà qualcosa del genere. Ha detto a TechCrunch:
Questa sentenza solleva questioni critiche in merito alla libertà di espressione e al ruolo che le aziende sul web dovrebbero svolgere nel monitoraggio, nell’interpretazione e nella rimozione di contenuti che potrebbero essere illegali in un determinato paese. Su Facebook disponiamo già di standard della community che delineano ciò che le persone possono e non possono condividere sulla nostra piattaforma e disponiamo di un processo per limitare i contenuti se e quando violano le leggi locali. Questa sentenza va molto oltre. Mina il principio secondo cui un paese non ha il diritto di imporre le sue leggi sulla libertà di espressione di un altro paese.