Facebook ha presentato una denuncia nei confronti del sito di incontri per adulti, Shagbook, in quanto sarebbe stato danneggiato dal rilascio dello stesso marchio “Shagbook”. Dal canto suo, Shagbook non è restata con le mani in mano e, oltre ad aver depositato presso il tribunale di competenza la propria opposizione, ha aggiunto una domanda riconvenzionale presso lo United States Patend and Trademark Office.
Rappresentata legalmente dal proprietario Ventures SNRG, Shagbook nega il teorema dell’accusa secondo cui il termine Facebook sia fortemente distintivo, in quanto è in realtà un termine generico. Proprio per questo motivo, il sito d’incontri contesta pure la validità del marchio Facebook, sostenendo che non dovrebbe mai stato essere concesso. Secondo l’accusa, invece, Shagbook violerebbe il marchio del famoso social network, visto che la denominazione “Shagbook” risulta molto simile in apparenza, nell’assonanza e nell’impatto commerciale al ben più noto termine “Facebook”. Secondo i legali di Facebook, si tratta di un trucco utilizzato con l’intento di richiamare alla mente e creare confusione, compromettendo di conseguenza la fama del famoso social network.
Shagbook si difende ancora una volta, sostenendo che quando il suo proprietario americano viveva nel Regno Unito, si riferiva al suo “little black book” chiamandolo appunto “Shagbook”. Divertito da questo fatto, ha deciso di chiamare il suo sito d’incontri per adulti proprio con tale nomenclatura, senza alcuna speculazione premeditata.
La società di Zuckerberg non è nuova a questo tipo di diatribe giuridiche. Infatti ha già chiamato in causa parecchie compagnie web che contengono nel proprio nome le parole “face” o “book” nel tentativo di difendere l’enorme valore del proprio brand: una moltiplicazione di nomi simili potrebbe annacquare l’univocità del marchio “Facebook”, rendendolo meno distinguibile e più fragile.