La Corte di Giustizia Europea ha emesso una sentenza storica riguardo i contenuti su Facebook: il social network sarà costretto a rimuovere i contenuti giudicati illegali da una o più corti europee. Questa sentenza ha implicazioni importanti, perché la rimozione dei contenuti potrebbe riguardare anche il resto del mondo e in questo modo le corti potrebbero essere in grado di superare i propri confini.
La decisione della Corte arriva dopo che l’ex politico Eva Glawischnig-Piesczek ha citato in giudizio Facebook Irlanda davanti ai tribunali austriaci, nel tentativo di far rimuovere un commento offensivo che riteneva dannoso per la sua reputazione. L’utente di Facebook in questione aveva condiviso un articolo sulla sua pagina Facebook, accompagnato da ciò che Glawischnig-Piesczek sosteneva fosse un commento diffamatorio. Il post era visualizzabile da qualsiasi utente di Facebook.
In una dichiarazione la Corte di Giustizia ha affermato:
Il diritto dell’UE non preclude a un fornitore di servizi di hosting come Facebook l’ordine di rimuovere commenti precedentemente dichiarati illegali. Inoltre il diritto dell’UE non preclude tale ingiunzione dal produrre effetti in tutto il mondo, nel quadro del pertinente diritto internazionale.
La sentenza prevede che il materiale ritenuto illegale venga rimosso nel paese “ospitante”, da cui proviene, ma con accesso limitato anche in tutto il mondo. Tuttavia Facebook non sarà responsabile nel rintracciare attivamente questi contenuti. La decisione è comunque un duro colpo per piattaforme come Facebook, perché attribuisce comunque maggiore responsabilità all’azienda nella gestione dei suoi contenuti.
Il gruppo per la libertà d’espressione inglese Article 19 si schiera però con Facebook, affermando che la sentenza potrebbe avere un impatto sulla libertà di espressione online in tutto il mondo. Il direttore esecutivo Thomas Hughes ha infatti dichiarato:
Rimuovere automaticamente i post indipendentemente dal loro contesto viola il nostro diritto alla libertà di parola e limita le informazioni che si possono vedere online. Ciò costituirebbe un precedente pericoloso in cui i tribunali di un paese possono controllare ciò che possono vedere gli utenti su internet in un altro paese.
Facebook ha risposto anche con una nota, in cui ha detto:
Speriamo che i tribunali adottino un approccio proporzionato e misurato, per evitare di limitare la libertà di espressione.