Mark Zuckerberg, la scorsa settimana, ha partecipato a due udienze al Congresso dove ha risposto ad una moltitudine di domande ed ha promesso che sarebbe tornato su alcuni temi che non aveva avuto modo di approfondire adeguatamente. Facebook, dunque, attraverso un nuovo post, scritto dal Product Managment Director David Baser, ha voluto cogliere l’opportunità di spiegare ulteriormente come utilizza le informazioni che arrivano dagli altri siti web e che tipo di controllo hanno gli utenti su queste informazioni. Una spiegazione molto approfondita che include anche alcune stoccatine a Google, Twitter ed altri big di Internet che secondo il social network non si comporterebbero in maniera troppo dissimile.
Molti siti web e app utilizzano i servizi di Facebook per rendere i propri contenuti e annunci più coinvolgenti e pertinenti. Per esempio si pensi ai pulsanti Mi piace e Condividi, al sistema di login attraverso le credenziali di Facebook, ai servizi di Facebook Analytics ed a molto altro. Quando un utente visita un sito o accede ad un’app che utilizza i servizi del social network, Facebook riceve le informazioni anche quando l’utente è disconnesso dalla piattaforma o anche se proprio non ne possiede un account. Molte aziende offrono questi tipi di servizi e, come Facebook, ricevono anche le informazioni dalle app e dai siti che li utilizzano.
Twitter, Pinterest e LinkedIn, per esempio, adottano pratiche similari e quindi Facebook prova a far passare il messaggio che trattasi di una pratica comune di molti big di Internet.
Per comprendere meglio come funziona questo sistema di condivisione delle informazioni, Facebook ha deciso di utilizzare un semplice esempio.
Quando si visita un sito web, il browser invia una richiesta al server del sito. Il browser condivide l’indirizzo IP dell’utente in modo che il sito web sappia dove inviare il suo contenuto. Il sito web riceve anche informazioni sul browser e sul sistema operativo che si sta utilizzando, poiché non tutti i browser e i dispositivi supportano le stesse funzionalità.
Un sito web in genere invia due cose al browser: in primo luogo, i contenuti di quel sito; e in secondo luogo, le istruzioni per inviare la richiesta alle altre società che forniscono i contenuti o i servizi sul sito. Pertanto, quando un sito web utilizza uno dei servizi di Facebook, il browser invia gli stessi tipi di informazioni anche al social network.
Ci sono tre modi in cui Facebook utilizza le informazioni che ottiene dagli altri siti web e dalle app. In primo luogo, per fornire i servizi a questi siti o app; poi per migliorare la sicurezza su Facebook; ed infine per migliorare i prodotti e i servizi. Facebook ci tiene poi a sottolineare che non vende in alcun modo i dati delle persone.
Per esempio, i dati permettono a Facebook di mostrare agli utenti i plugin nella loro lingua. Gli sviluppatori potranno disporre di informazioni sulle piattaforme che gli utenti sfruttano per le loro app, mentre gli inserzionisti potranno avere accesso ai dati sulla visibilità delle loro campagne pubblicitarie.
Le informazioni permettono a Facebook anche di proteggere gli account degli utenti. Per esempio, attraverso gli indirizzi IP il social network potrà individuare eventuali utenti malintenzionati che tentano di accedere in maniera illecita agli account degli iscritti. Grazie a queste informazioni, Facebook è anche in grado di riconoscere i bot dagli utenti reali.
Grazie a questi dati raccolti, Facebook è anche in grado di comprendere meglio i gusti degli iscritti e di mostrare loro notizie più centrate all’interno del loro News Feed.
Gli iscritti possono contare, comunque, su di una serie di strumenti per proteggere e gestire i loro dati. Innanzitutto, i siti e le app che utilizzano i servizi di Facebook devono informare gli utenti su come sono gestiti i dati e devono ottenere anche il loro consenso.
Inoltre, attraverso le preferenze del News Feed le persone possono scegliere quale contenuto visualizzare per primo e nascondere i contenuti che non si desidera visualizzare. Le preferenze degli annunci, invece, mostrano gli inserzionisti da cui si potrebbero ricevere gli annunci. Gli utenti possono rimuovere uno di questi inserzionisti per interrompere la visualizzazione delle loro pubblicità.
Inoltre, gli iscritti possono disattivare totalmente questo generi di annunci, in modo da non visualizzare mai annunci basati sulle informazioni ricevute da altri siti web e app. Infine, le persone potranno anche impedire a Facebook di utilizzare i propri interessi per visualizzare la pubblicità su altri siti web.
Apprezzabile, dunque, lo sforzo di Facebook di spiegare come i dati degli utenti sono gestiti, tuttavia rimane ancora un problema non risolto. Per quanto il social network possa affermare che la prassi della raccolta dei dati sia una cosa comune tra i big di Internet, i recenti fatti di Cambridge Analytica hanno dimostrato che la società non ha in alcun modo il controllo su di loro. Ed è questo il problema che sta preoccupando tutti quanti.