In seguito alla scoperta che Facebook ha permesso a diversi produttori partner di accedere alle informazioni degli utenti senza un loro consenso esplicito, l’azienda statunitense ha confermato di aver avviato delle partnership per la condivisione dei dati con quattro produttori cinesi di dispositivi: Lenovo, Oppo, TCL e Huawei, l’ultimo dei quali è stato contrassegnato dai funzionari dell’intelligence USA come una potenziale minaccia alla sicurezza nazionale.
La notizia è destinata ad alimentare ulteriori preoccupazioni su come Facebook gestisce le informazioni personali delle persone e protegge la loro privacy, e arriva in seguito all’indagine del New York Times che ha rivelato come nel corso degli anni abbia firmato accordi per la condivisione dei dati con decine di produttori di smartphone e altri dispositivi, tra cui Apple e Samsung. Ora, Facebook ha dichiarato di esser stato attento alle partnership, che sono state progettate circa 10 anni fa – quando i device erano meno potenti e gli app store non esistevano ancora – per aiutare i produttori di smartphone a creare versioni personalizzate dell’app e a costruire esperienze migliori sulle loro piattaforme. Secondo quanto esplicato, tutti i dati raccolti sono rimasti sui telefoni degli utenti e non sui server.
«Le integrazioni di Facebook con Huawei, Lenovo, Oppo e TLC (che detiene i diritti sui marchi degli smartphone Alcatel e Blackberry, ndr) sono state controllate sin dall’inizio e abbiamo approvato le esperienze Facebook realizzate da queste aziende», ha dichiarato Francisco Varela, vicepresidente delle partnership mobili di Facebook. «Visto l’interesse del Congresso, volevamo chiarire che tutte le informazioni di queste integrazioni con Huawei erano archiviate sul dispositivo, non sui server di Huawei», ha sottolineato.
Secondo quanto esplicato dal senatore dello stato del Virginia (Stati Uniti) Mark Warner, le indagini condotte dal Congresso statunitense hanno pubblicamente sollevato preoccupazioni sulle «strette relazioni tra il Partito Comunista Cinese e produttori di dispositivi come Huawei» sin dall’ormai lontano 2012, pertanto Facebook avrebbe dovuto esserne a conoscenza. Ha aggiunto che «Non vedo l’ora di saperne di più su come Facebook ha assicurato che le informazioni sui loro utenti non siano state inviate ai server cinesi».
Facebook ha dichiarato al New York Times che mentre le partnership sono in corso da anni, la società concluderà il suo rapporto con Huawei entro la fine della settimana. L’altro protagonista al centro dei sospetti statunitensi per i presunti legami con il governo cinese è ZTE ma pare che non sia tra le società che hanno avuto accesso all’API di Facebook.
Facebook era già stato messo sotto accusa per il suo coinvolgimento in uno scandalo che coinvolgeva la società di consulenza Cambridge Analytica, e nonostante le testimonianze di Mark Zuckerberg al Congresso statunitense (e anche in Europa) pare che le preoccupazioni sulla privacy degli utenti siano destinate a proseguire.