Lo spam rappresenta, fin da quando Internet è divenuto un mezzo di comunicazione globale, una delle più grandi piaghe digitali dei tempi moderni. Oltre alle caselle email degli utenti, in piena epoca 2.0 l’invasione di messaggi non desiderati non poteva che colpire anche le bacheche dei social network. Facebook, attuale re incontrastato di questa categoria, ne sa qualcosa e non sembra in alcun modo intenzionato a subire in silenzio, contrattaccando di nuovo negli ultimi giorni con ben tre denunce, due indirizzate a privati e l’ultima nei confronti di una società.
Più nel dettaglio, i vertici del portale si sono visti costretti a ricorrere alle vie legali per porre fine alle azioni di Steven Richter, Jason Swan e della società Max Bounty, accusati di aver inondato il sito con messaggi ingannevoli rivolti agli utenti. Attraverso decine di profili fittizi, pagine fan e applicazioni, gli imputati avrebbero proposto false offerte e sottoscrizioni a pagamento, per servizi legati all’ambito mobile e all’acquisto di dispositivi di ultima generazione come iPad a prezzi irrisori. Alla luce di questi comportamenti, il reato potrebbe aggravarsi da “semplice” spam in truffa.
Mark Zuckerberg e la sua creatura, finiti loro stessi più volte finiti nel mirino ma per le discusse e discutibili modalità di gestione della privacy, si oppongono dunque nuovamente con vigore agli spammer. Già negli anni scorsi Facebook trascinò in tribunale alcuni di loro: il caso più eclatante risale al 2008, quando un giudice statunitense condannò Adam Guerbuez al pagamento di una multa record da 873 milioni di dollari.