Facebook? "Sta distruggendo la società"

Secondo l'ex dirigente di Facebook Chamath Palihapitiya, il social network sta distruggendo la società e come le persone si comportano tra di loro.
Facebook?
Secondo l'ex dirigente di Facebook Chamath Palihapitiya, il social network sta distruggendo la società e come le persone si comportano tra di loro.

Facebook sta distruggendo la società e le regole sociali che ne determinano il funzionamento e per tale motivo le persone dovrebbero prendersi una seria pausa dal social network. Sono in sintesi le dure parole espresse da un altro ex dirigente di Facebook, Chamath Palihapitiya, dopo le accuse mosse qualche settimana fa da Sean Parker, il quale ha dichiarato di sentirsi “tremendamente in colpa” per il servizio che ha contribuito a creare.

Penso che abbiamo creato strumenti che stanno distruggendo il tessuto sociale di come funziona la società.

Le critiche rivolte da Chamath Palihapitiya, che dal 2007 al 2011 ha ricoperto in Facebook il ruolo di vicepresidente per la crescita degli utenti, non riguardavano solo il social più utilizzato al mondo ma un più ampio ecosistema online. “I cicli di feedback a breve termine che abbiamo creato, guidati dalla dopamina, stanno distruggendo il modo in cui la società funziona”, ha dichiarato l’ex dirigente riferendosi al sistema di interazioni online basato su like, cuori e le altre reazioni introdotte da Facebook, e “c’è nessuna nessuna dialettica civile, nessuna cooperazione; solo disinformazione, menzogne”.

Il discorso dunque riguarda soprattutto la smania da aggiornamento compulsivo del newsfeed di Facebook che in moltissimi conoscono, soprattutto gli utilizzatori del social su smartphone, che crea dipendenza, così come il sistema di like e reaction che caratterizza la piattaforma, capace di influenzare l’umore delle persone. Quante volte abbiamo sentito dire da un amico, un conoscente o un familiare che quella foto “ha ottenuto pochi Mi Piace” e per questo si sentiva triste? O, al contrario, quante persone si sentono elettrizzate da un migliaio di like raggiunti dal loro ultimo post? È un meccanismo compulsivo che Facebook ha affinato sempre più negli ultimi anni, ma che oramai quasi tutti i social network utilizzano in maniera efficace ma, appunto, pericolosa.

A mio parere, siamo in una situazione davvero brutta in questo momento. [Il social, ndr] sta erodendo il fondamento centrale di come le persone si comportano da e tra di loro. E non ho una buona soluzione. La mia soluzione è che non uso più questi strumenti. Non lo faccio da anni. Voi non ve ne accorgete, ma state subendo una programmazione. Ora, però, dovete decidere a quanta della vostra indipendenza intellettuale siete disposti a rinunciare.

L’attacco di Palihapitiya arriva in un momento in cui la preoccupazione per gli effetti di dipendenza e manipolazione legati alla piattaforma di Mark Zuckerberg stanno raggiungendo il culmine. Nell’ultimo anno, sono cresciute infatti le preoccupazioni circa il ruolo che Facebook ha avuto nelle più recenti elezioni americane, sulla sua capacità di amplificare la diffusione delle fake news (che riescono anche a influenzare le decisioni dei cittadini) e sulle sue possibili implicazioni in alcune atrocità avvenute nel mondo. A novembre, Sean Parker – creatore di Napster che partecipò alla fondazione di Facebook – aveva sollevato preoccupazioni simili spiegando di essere diventato un “obiettore di coscienza” dei social media e che Facebook e altri sono riusciti a “sfruttare una debolezza intrinseca nella psicologia umana”.

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