Un articolo, un’indagine, un social network e… un grosso equivoco. Sono questi gli elementi che animano la strana vicenda nata attorno a Facebook nelle scorse ore e che vede protagonista anche il Daily Mail.
Il tutto è nato da un articolo, pubblicato dal Daily Mail, in cui viene descritta un’indagine basata sull’apertura di un falso account su un social network, in cui un gruppo di ricercatori si fingeva una ragazzina di 14 anni, con lo scopo, evidente, di provocare e stuzzicare gli altri iscritti con ammiccamenti a sfondo sessuale, cercando di vedere quanti sarebbero inconsapevolmente caduti in questo tranello.
L’obiettivo era, ovviamente, quello di capire la reale portata del rischio cui i giovanissimi vanno incontro sui social network, tentando di fare un’analisi ragionata e basata su dati circa il livello di protezione che questi siti forniscono agli iscritti più a rischio come i teenager.
Il problema è stato rappresentato dal fatto che, tra le righe dell’articolo, il giornale ha menzionato quale teatro dell’esperimento Facebook, con l’aggravante dato dalla conseguenza che, alla luce del successo riscontrato dagli ammiccamenti fittizi, l’articolo ha poi puntato il dito chiaramente verso il sito di Zuckerberg, spiegando senza mezze misure come esso tuteli poco e nulla la sicurezza degli utenti.
Una “tirata d’orecchie” che non ha giovato certamente all’immagine di Facebook, resa ancor più fastidiosa in quanto immeritata, dato che, come si è saputo dopo, il social network usato per l’indagine non è stato Facebook ma un altro di cui non è stata specificata l’identità.
Da qui la risposta infastidita dei responsabili del portale, che hanno precisato come sul loro sito vi sia il massimo impegno per evitare simili comportamenti e minimizzare i pericoli per i soggetti più in pericolo sotto questo aspetto.
Il Daily Mail, da parte sua, ha risposto con una rettifica spiegando ufficialmente come Facebook sia stato indicato erroneamente quale social network usato dai criminologi per la loro ricerca, un modo dovuto e necessario per riabilitare il sito ingiustamente messo in mezzo.
La vicenda appare quindi conclusa, anche se in un pasticcio del genere, in cui il Daily Mail ha mostrato pochissima accortezza nel trattare le informazioni in suo possesso, pare ci abbiano rimesso un po’ tutti: da Facebook al giornale stesso, passando perfino alla stessa indagine, la quale, nata per scopi socialmente utili, è passata sotto i riflettori più per questa “commedia degli equivoci” che per i suoi risultati.