Un sistema di codici di sicurezza da lasciare ad un massimo di cinque amici sul social. Facebook ha annunciato i Trusted Contacts, un tool che sviluppa una beta del 2011, inaugurando l’era del recupero dei dati di accesso tramite amici fidati. Un approccio artigianale, volendo, anche per aumentare le difese contro tentativi di intrusione.
Al momento questa novità non è ancora stata inserita nel sito per tutti, e comincerà dagli Usa. Tuttavia, Menlo Park sta lavorando molto alla questione sicurezza di accesso, tanto che molti utenti italiani avranno probabilmente già visto alcuni avvisi nella Home sull’inserimento del numero di cellulare come elemento supplettivo in caso si scordi o si perda la password e non si abbia la domanda di riserva.
Il sistema di contatti di fiducia è a sua volta un sistema di recupero password che sfrutta i contatti esterni a quello temporaneamente bloccato o inaccessibile: concede un codice di accesso a 3-5 amici, secondo la logica – pragmatica – per cui si potrebbe dimenticare la domande di sicurezza (o non averne una) mentre non si scorda mai chi sono i propri amici più fidati.
Quando per qualche motivo non è possibile accedere all’account il sistema spedisce i codici agli amici che Facebook ha inserito tra quelli attendibili e sicuri. In questo modo, essendoci bisogno comunque di un login classico, si dovrebbe mettere una specie di doppia autenticazione mascherata. Risposta simile a quella già pensata da Twitter, in piena crisi dopo l’hacking di alcuni account giornalistici.
Questa funzionalità ha lasciato perplessi alcuni commentatori, ma Facebook è convinto abbia un carattere coerente con il sito, dove le amicizie creano legami che diventano importanti in ogni occasione delicata. Basti pensare al problema delle persone decedute e all’uso del loro profilo, che non funzionerebbe senza la partecipazione della community.
Unico rischio collegato è affidarsi agli amici sbagliati. Ma su questo, ovviamente, il sito non può fare granché. In caso la propria memoria sia più affidabile di loro non si pone il problema. Ma l’idea di fare di Facebook una specie di appartamento da non lasciare mai incustodito è effettivamente interessante.